Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/88

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capitolo secondo 81

ricorda la maestà dei padroni del mondo: un cuore di Cesare, buon senso squisito, tenacità di propositi, orgoglio di indipendenza individuale.

«Ciceruacchio non si lasciava da alcuno menare per il naso, nè conduceva egli il popolo, coma pastore l’armento. Diceva a coloro che andavano a fargli dei progetti: - Capacitatemi, perchè io non fo nulla senza persuasione. - E dopo che egli era capacitato, chiamava a crocchio i popolani più di credito e cercava di trasfondere in quelli la sua convinzione, nè dava il benestare del popolo, se non. che vinto il partito in comune consulta» 1.

E, sebbene più severo proceda verso Ciceruacchio, anche il Ranalli non può non dipingerlo adorno di certe virtù che l’ottimo popolano in alto grado realmente possedeva:

«.... sempre seguito dalle festeggianti turbe capitanate di ordinario da un cotal Angelo Brunetti, soprannominato Ciceruacchio. Il quale era un rozzo carrettiere, fatto piuttosto ricco per traffichi, e acquistatosi gran favore nel minuto popolo, ora con benefizi, e più spesso col bere e gozzovigliare nel raddotti. Né di certo coraggio, consueto nella plebe romanesca, era privo: come altresì avea talora istinti generosi che sopra la sua condizione lo innalzavano. Ma lo ingegno aveva grosso, e da essere di leggieri tratto a sconsigliatezze e avventataggini,» ecc.2.

E il Farini:

«. . . . . Angelo Brunetti, conosciuto sotto il nome di Ciceruacchio, il quale già nelle prime dimostrazioni pubbliche erasi reso notevole fra’ popolani, che molti aveva affezionati ed obbligati. Era un uomo semplice, rustico, fiero e generoso ad un tempo, come è il popolano di Romx; travagliativo ed industrioso, aveva folta una tal qual fortuna; soccorrevole e caritativo, aveva acquistato una specie di primato fra gli uomini di sua condizione, condottieri di vetture, bettolieri ed altra minuta genie,» ecc. 3.


  1. G. Montanelli, op. cit., vol. II, cap. XXX.
  2. Ferdinando Ranalli, Le istorie italiane, già citate, vcl. I, lib. I, pag. 51.
  3. Luigi Carlo Farini, op. cit., lib. II, cap. II, pag. 168.