Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/301

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il perché fu forza a Pio nuovo pontefice, che né denari né gente d’arme avea, ricorrere a l’aiuto del duca di Milano e di Fernando. Fernando mandò al conte Iacopo messer Antonio Negro da Pesaro e il duca mandò messer Tomaso Tebaldo da Bologna, loro legati, e tanto con l’autoritá de’ loro signori e con suasioni e con minacce operorno, che ’l conte Iacopo desistette da l’impresa e quelle tre terre restituí a la Chiesa.

Pio, vinto da questo beneficio e persuaso da li preghi del duca di Milano, con intenzione ancora di pacificare Italia per una impresa giá designata contra turchi, mandò messer Latino Orsino cardinale a Napoli e fece coronare Fernando di quel regno, con questa condizione, che restituisse a la Chiesa Benevento e Terracina, le quali suo padre Alfonso aveva tenute. E cosi fu fatto, e Fernando, come grato di questo beneficio, diede per donna una figliuola di una sua sorella ad Antonio de’ Piccolomini da Siena, nepote di Pio, e li donò il ducato d’Amalfi e il contado di Celano; e in questo modo per allora fu pacificata Italia.

Convocato poi da Pio e celebrato il concilio a Mantova, l’anno 1459, per la impresa contra turchi, determinato quello spettava al fatto de la religione, intendendosi pur da Genova che’l duca Giovanni di Calabria e di casa d’Angiò preparava tutte le cose opportune per la impresa del reame contra Fernando, fu concluso tra Pio e il duca di Milano, che fu presente al concilio, che in ogni modo si dovesse aiutare Fernando contra francesi e angioini.

In questo mezzo però non cessavano tumulti e molestie nel reame; imperocché Antonio Centiglia marchese di Cotrone, il quale (come avemo detto) vinto da Alfonso a Catanzano si era dato a discrezione, morto Alfonso aveva secretamente suscitato nuovi incendi in Calabria, et era uno di quelli che chiamava il duca Giovanni nel reame, e avea promesso darli recapito e darli la Calabria e aiutarlo ad acquistare il resto del regno. Ma Fernando andato in Calabria quella estate, lo debellò con poca fatica e fecelo prigione.