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ATTO TERZO

Nel quale si tratta la malignitá de la moglie di Putifaro, duca di Faraone.

SCENA I

Sesostri dice cosí solo:

     Son molti in casa qui del mio patrone,

c’han sopra di noi servi potestade,
perché hanno qualche offizio, et è ragione.
     Ma l’è si privo ognun di umanitade,
alcun è si superbo e ambizioso,
alcun si avaro e pien d’iniquitade,
     che mi fan spesse volte esser ritroso;
talché quando comanda alcun servizio,
io ’l faccio tardo e male e dispettoso.
     Un gli è pien di virtú, senza alcun vizio,
che mi fa iubilar quando comanda,
e porteria per esso ogni supplizio.
     Con tanta grazia quel che ’l vói dimanda,
et è al servire e al compiacer si presto,
che è forza che ognun l’ami d’ogni banda.
     Son presso a dodeci anni che fa questo,
e non è chi da lui si trovi offeso,
tanto el è umano, grazioso e onesto.