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tro, secondo la moda, e un paio di scarpine scollate per andare alle feste di ballo.

In quanto al desiderio di Alberto, è facile immaginarselo. Il suo vivissimo desiderio era quello di rivestire il Pulcinella con tanto lusso, da doverlo scambiare per un signore di quelli buoni.

Intanto il Natale s’avvicinava, quand’ecco che una mattina, mentre i due fratelli con la loro sorellina andavano a spasso per i dintorni della villa, si trovarono dinanzi a una casipola tutta rovinata, cha pareva piuttosto una capanna da pastori. Seduto sulla porta c’era un povero bambino mezzo nudo, che dal freddo tremava come una foglia.

― Zio Bernardo, ho fame!... ― disse il bambino con una voce sottile, sottile, voltandosi appena con la testa verso l’interno della stanza terrena.

Nessuno rispose.

In quella stanza terrena c’era accovacciato sul pavimento un uomo con una barbaccia rossa, che teneva i gomiti appuntellati sulle ginocchia e la testa fra le mani.

― Zio Bernardo, ho fame!... ― ripetè dopo pochi minuti il bambino, con un filo di voce che si sentiva appena.

― Insomma, vuoi finirla? ― gridò l’uomo dalla barbaccia rossa. Lo sai che in casa non c’è un boccone di pane: e se tu hai fame, piglia questo zoccolo e mangialo! ―

E nel dir così, quell’omo bestiale si levò di piede uno zoccolo e glielo tirò. Forse non era sua intenzione di fargli del male: ma disgraziatamente lo colpì nel capo.

Allora Luigino, Alberto e l’Ada, commossi a quella