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Ida. Bella consolazione! Prima d’arrivare a quindici anni, figurati se c’è da allungare il collo. Però, se si guarda alla statura, sono grande quasi quanto Alfredo.

Alfredo. Cucù! (in canzonatura).

Ida. Quanto vuoi scommettere che ci corre appena un dito?

Alfredo. Cucù.

Bettina. Vediamo un po’, Idina; la vada a misurarsi con Alfredo.

Alfredo (con serietà). Sai, Bettina, potresti anche dire col signor Alfredo: ti ho già avvertito che questo tono di confidenza non mi piace punto. Capirai che non lo faccio per me: lo faccio per riguardo del mondo.

Gino (in caricatura). Oh! l’Illustrissimo signore Alfredo ha mille ragioni. Da qui in avanti gli darò del signore anch’io. Anzi, gli voglio dare dell’eccellenza (ridendo).

Alfredo. Bada Gino! non far tanto lo spiritoso. Ti avverto, per tua regola, che le mani mi cominciano a prudere....

Gino (scherzando). Davvero? Se ti prudono, te le posso grattare....

Alfredo (risentito). Smettila, ti dico.

Gino (ridendo). Che paura che mi hai fatto!... Ora non parlo più. Scusa, Bettina: ma la cena non è ancora preparata? Io ho un appetito che paion due.

Bettina. La cena è preparata: ma il babbo legge il giornale, e quando avrà finito li farà chiamare.

Gino. Vuoi sapere perchè il teatro mi piace tanto? Perchè dopo il teatro, ci tocca la cena.

Bettina. O che forse non cena anche l’altre sere?