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E tutti gli altri ragazzi a ripetere in coro con la medesima cantilena:

— La si calmi, sor generale, la si calmi! La sia bonino!... —

E li tanto dissero e tanto fecero, che Leoncino dimenticandosi tutta la bizza che aveva addosso, cominciò a ridere anche lui.

Poi, voltandosi verso Arnolfo, gli domandò:

— Mi dici perchè te la prendi sempre con me?

— Io me la prendo con te? Neanche per sogno. Eppoi, anche se me la prendessi con te, credilo, ci sarebbe la sua brava ragione.

— Perchè?

― Perchè, volere o volare, fosti tu che mi mangiasti la colazione quella mattina che feci da sentinella avanzata. E me ne ricorderò sempre!... ma ormai t’ho bell’e perdonato e non ci penso più. Però tutte le volte che quella colazione mi torna a mente sento sempre una certa vogliolina.... o come chi dicesse, una tentazione di ricattarmi.... ma ormai ti ho bell’e perdonato e non ci penso più! E per l’appunto, che fame avevo quel giorno! Una fame da lupi!... Abbi pazienza, Leoncino, se te lo dico: ma quella celia fu una gran brutta celia e me la rammenterò sempre fin che campo.... Meno male che oramai t’ho bell’e perdonato e non ci penso più!...

— Basta, basta! — interruppe Raffaello, che cominciava ad annoiarsi. — Andiamo piuttosto a vedere questo gran salto dalla terrazza!

— Sì, sì, vogliamo il salto, vogliamo il salto! — gridarono tutti.

Leoncino, a dir la verità, se ne sarebbe tirato indietro