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― Il suo nome vero sarebbe Brandimarte: ma noi, qui in famiglia, gli si dice Formicola, perchè gli è piccino come un baco da seta. ―

Gigino, come potete immaginarvelo, passava tutte le sue giornate in casa del contadino, ed era diventato l’amico indivisibile di Cecco.

Una volta, fra le altre, gli domandò:

― Che cosa si potrebbe fare per divertirsi un poco?

― Senta, sor Gigino, vuol dar retta a me? Io ci ho un bel carrettino di legno a quattro ruote; lei c’entri dentro, e farà da padrone, e io farò da cavallo e tirerò il carretto.

― Codesti mi paiono balocchi da ragazzi! ― disse Gigino, pigliando l’aria d’un uomo serio e sbadigliando senza averne voglia.

― O che lei è vecchio?

― Non ti dirò di esser vecchio: ma oramai tutti mi scambiano per un giovinotto.

― Io, per esempio, ― soggiunse Cecco ― se dovessi scambiarlo con qualcuno, lo scambierei con un ragazzo....

― Un ragazzo io?... Ma non sai che fra dieci anni sarò di leva e mi toccherà a fare il soldato?

― Io non ci ho colpa! ― rispose Cecco stringendosi nelle spalle.

― E fuori del carretto a quattro ruote, non avresti nessun altro passatempo?

― L’anno passato ce l’avevo....

― Che cosa avevi?

― Un cavallino bianco così addomesticato e alla mano, che veniva dietro come un pulcino quando gli si butta il panìco....

― E ora è morto?