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una cosa, bisogna mantenerla; e che quelli che mancano alle promesse fatte, non meritano di essere rispettati dagli altri, nè assistiti dalla fortuna.» Ha capito? Arrivederla, signor Pipì.
E il coniglio, dopo queste parole, fuggì via come un baleno.
XIV.
Pipì ritrova finalmente Alfredo e parte con lui.
Intanto lo scimmiottino si persuadeva ogni giorno più che quella casina fosse fatta apposta per lui: e dicerto vi sarebbe rimasto per tutto il resto della vita, se una sera, come già sapete, mosso a compassione di un ciechino che domandava per carità un po’ di ricovero, non avesse aperto la porta al suo terribile persecutore.
― Potrei sapere ― disse Golasecca, appoggiandosi con le spalle alla porta che aveva richiusa dietro di sè ― potrei sapere chi è quel pietoso benefattore, che si è degnato di ospitarmi?
― Quel benefattore sono io ― rispose Pipì, alterando un poco la voce, per non essere riconosciuto.
― E voi come vi chiamate?
― Mi chiamo.... io!
― Questa voce la riconosco! ― masticò il cieco fra i denti; quindi soggiunse:
― Ditemi, mio caro benefattore, avete mai veduto per questi dintorni uno scimmiottino color di rosa?
― Degli scimmiottini ne ho veduti dimolti: ma non erano color di rosa: erano tutti di un colore verde e giallo, come la frittata cogli spinaci.