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Poi uscì di casa, e prese la prima straducola che gli capitò davanti ai piedi.
― Che mi conducete a morire? ― domandò il povero Pipì con un filo di voce che si sentiva appena.
― Fra poco te ne avvedrai! A buon conto, tu che hai gli occhi buoni, mi farai da guida lungo la strada.
― Dove volete andare?
― Dove le gambe mi portano. ―
Camminando giorno e notte, fecero un lunghissimo tragitto senza fermarsi mai; finchè una bella mattina si trovarono in una grossa città posta in riva al mare, e nel cui porto brulicavano cento e cento bastimenti a vapore.
Golasecca, sedutosi sopra una panchina lungo la spiaggia, cominciò a frugarsi tutte le tasche del vestito: ma non avendovi trovato nemmeno un soldo per comprarsi un boccone di pane, si volse verso Pipì che era mezzo morto di fame e di stanchezza, e gli domandò con garbo dispettoso:
― Dimmi, brutto scimmiotto, hai saputo mai far nulla nel tuo mondo?
― Vale a dire?
― Vale a dire, sai cantare qualche canzonetta? Sai sonare qualche strumento? Sai fare i salti e le capriole? Sai mangiare la stoppa accesa?
― La stoppa accesa ― rispose Pipì ― la lascio mangiare a voi. Io, però, so ballare benissimo la polca e so rifare con la bocca il suono della tromba e del violino.
― Mi basta questo ― disse Golasecca; e senza mettere tempo in mezzo, con quella sua vociona, che pareva una cannonata, si diè a gridare sul pubblico passeggio:
― Avanti, avanti, signori! Vedranno il celebre Scim-