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SONETTO XIV


Veggio di mille ornati veli avvolto
   Il chiaro e puro vero, e poi con mille
   Finte di carità vive faville
   Coprir l’ amaro petto un dolce volto.
Mille false Sirene intorno ascolto;
   E so, che la lusinga, o il ciel sortille
   A gradi indegni; ed odo e trombe e squille
   Sonar per tal, che in vita è già sepolto.
Secol maligno, e maledette arpie!
   Che pur l’ occhio ne dà, mentre il cor toglie,
   L’ onor, la vita, il tempo, e la ricchezza.
Se Dio con l’ armi sempre giuste e pie
   Tanti intricati nodi omai non sprezza,
   La santa mano sua più non gli scioglie.


SONETTO XV


Deh potess’io veder per viva fede
   (Lassa) con quanto amor n’ ha Dio creati;
   Con che pena riscossi; e come ingrati
   Semo a così benigna, alta mercede:
E come ei ne sostien; come concede
   Con larga mano i suoi ricchi e pregiati
   Tesori; e come figli, in lui rinati,
   Ne cura; e più quel, che più l’ ama e crede:
E com’ ei nel suo grande eterno impero
   Di nova carità s’ arma ed accende;
   Quando un forte guerrier pregia e corona.
Ma poichè per mia colpa non si stende
   A tanta altezza il mio basso pensiero;
   Provar potess’ io almen, com’ ei perdona.