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SONETTO XXIV
Gli Angeli eletti al gran bene infinito
Braman oggi soffrir penosa morte;
Acciò nella celeste empirea corte
Non sia più il servo, che ’l Signor, gradito.
Piange l’ antica madre il gusto ardito,
Ch’ a’ figli suoi del ciel chiuse le porte;
E le due man piagate or sono scorte
Da ridurne al cammin per lei smarrito.
Asconde il Sol la sua lucida chioma;
Spezzansi i sassi vivi; apronsi i monti;
Trema la terra e ’l ciel; turbansi l’ acque:
Piangon gli spiriti, al nostro mal sì pronti,
Delle catene lor l’ aggiunta soma;
Non piange l’ uom, che pur piangendo nacque.
SONETTO XXV
Puri Innocenti, il vostro invitto e forte
Duca parte, e vi lascia soli inermi;
E vuol, che i vostri petti siano schermi
Alle sue spalle. O benedetta sorte!
Erode con le voglie inique e torte
Incide, e spezza i bei teneri germi:
Ed ei ne rende a voi gli eterni e fermi
Frutti; e vita immortal per breve morte.
Tolti dal latte, deste il pianto solo
Per parole ai martiri: ed egli ornati
V’ha di celesti palme e santi allori.
Appena eran sugli omer vostri nati
I vanni, o cari e pargoletti amori,
Ch’ alzaste infin al cielo il primo volo.