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SONETTO XXII
Felice giorno a noi festo e giocondo,
Quando offerse il Signor del sacro e puro
Corpo nudrirne, e render l’ uom sicuro
Di star sempre con lui nel cieco mondo:
E che per tal virtù leggiero il pondo
Fora de’ nostri mali, e ’l popol duro
Quel divino parlar velato oscuro
Intese mal col cor empio ed immondo!
Onde sol maraviglia, e grande orrore
Diede al superbo quell’ alta mercede,
Di dar per nostro cibo a noi se stesso.
E solo a quei, che l’ odio con l’ amore
Avean vinto, e la legge con la fede,
Il dono, che dà vita, al cor fu impresso.
SONETTO XXIII
Aprasi il cielo, e di sue grazie tante
Faccia che ’l mondo in ogni parte abbonde;
Sicchè l’ anime poi liete e feconde
Sien tutte di virtute amiche e sante.
Soave Primavera orni ed ammante
La terra, e corran puro nettar l’ onde;
Copra di gemme il mar l’ altere sponde;
Ed ogni scoglio sia ricco diamante;
Per adornare il giorno avventuroso,
Che ne diè il parto eternamente eletto,
Per apportar vera salute a noi;
A cantar, come in veste umana ascoso
Venne il figliuol di Dio, discenda poi
Dall’ angeliche squadre il più perfetto.