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SONETTO CXLII


Poi che ne l’alta vostra accorta mente,
   Dove gran tempo han fatto albergo in pace
   L’alme virtuti, entrò la viva face
   Del vero Sol, più che in ogni altra ardente,
Dal puro foco acceso e dal possente
   Raggio illustrato quel vostro vivace
   Spirto, a cui per natura il vizio spiace,
   Altra luce vagheggia, altro ardor sente.
Se ’n vanno al sommo ornai le belle e vive
   Grazie vostre, signor, col sovra umano
   Valor che da sé scaccia ogni opra vile;
Ond’or Gesù col Suo più caro stile
   I gran secreti di Sua propria mano
   Entro ’l purgato cor vostro descrive.


SONETTO CXLIII


L’opre divine e ’I glorioso impero
   In terra e ’n Ciel del chiaro eterno Sole
   Scrisser quei santi in semplici parole
   Che non giunser con arte forza al vero.
Mossa da simil fede io scrivo, e spero
   Che se le lode vostre, al mondo sole,
   Qual posso canto, e come il ver le vole,
   Non se ne sdegni il vostro animo altero,
E quasi gemma cui poco lavoro
   D’intorno fregia, sì ch’altra vaghezza
   Non può impedir la sua più viva luce,
Il vostro onor, salito a tanta altezza
   Ch’uopo non ha di più ricco tesoro,
   Dentro ’l mio basso stil nudo riluce.