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C A N T O III.
1Per me si va nella città dolente:
Per me si va nell’eterno dolore:
Per me si va tra la perduta gente.
4Giustizia mosse il mio alto Fattore:
Fecemi la Divina Potestate,
La somma Sapienzia, e il primo Amore.
7Dinanzi a me non fur cose create,
Se non eterne, et io eterna duro:
Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate.
10Queste parole di colore oscuro
Vid’io scritte al sommo d’una porta;
Perch’io: Maestro, il senso lor m’è duro.
13Et elli a me, come persona accorta:1
Qui si convien lasciare ogni sospetto:
Ogni viltà convien, che qui sia morta.
16Noi siam venuti al loco, ov’io t’ho detto
Che tu vedrai le gentedolorose,2
Ch’ànno perduto il ben dell’intelletto.