Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/124

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80 i n f e r n o

76Et elli a me: Le cose ti sien conte,
     Quando noi fermerem li nostri passi
     Su la trista riviera d’Acheronte.
79Allor con li occhi vergognosi e bassi,
     Temendo che il mio dir li fosse grave,1
     Infino al fiume del parlar mi trassi.2
82Et ecco verso noi venir per nave
     Un vecchio bianco per antico pelo
     Gridando: Guai a voi, anime prave,
85Non isperate mai veder lo Cielo:
     Io vegno per menarvi all’altra riva
     Nelle tenebre eterne in caldo, e in gielo.
88E tu, che se’ costì, anima viva,
     Partiti da cotesti, che son morti:
     Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
91Disse: Per altra via, per altri porti3
     Verrai a piaggia, non qui, per passare:
     Più lieve legno convien che ti porti.
94E il duca a lui: Caron, non ti crucciare:
     Vuolsi così colà dove si puote
     Ciò che si vuole; e più non dimandare.
97Quinci fur quete le lanose gote
     Al nocchier della livida palude,
     Che intorno alli occhi avea di fiamme rote.
100Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,
     Cangiar colore, e dibattèr li denti,
     Ratto che inteser le parole crude.
103Biastemavano Idio e’ lor parenti,4
     L’umana spezie, il loco, il tempo, e il seme
     Di lor semenza, e di lor nascimenti.

  1. v. 80. no ’l mi dir.
  2. v. 81. di parlar.
  3. v. 91. C. M. Per altre vie.
  4. v. 103. Biastemare o blastimare è voce tuttora viva nel popolo toscano, e viene dal blastimar de’ Trovatori. E.