22Non impedir lo suo fatale andare:
23Vuolsi così colà, dove si puote
24Ciò che si vuole, e più non dimandare.
25Or incomincian le dolenti note
26A farmisi sentir; or son venuto
27Là, dove molto pianto mi percuote.
28Io venni in luogo d’ogni luce muto,
29Che mugghia, come fa mar per tempesta,
30Se da contrari venti è combattuto.
31La bufera infernal, che mai non resta,
32Mena li spirti con la sua rapina,
33Voltando e percotendo li molesta.
34Quando giungon dinanzi alla ruina,
35Quivi le strida il compianto e il lamento,
36Biasteman quivi la virtù divina.
37Intesi ch’a così fatto tormento
38Enno dannati i peccator carnali,
39Che la ragion sommettono al talento.
40E come li stornei ne portan l’ali
41Nel freddo tempo, a schiera larga e piena;
42Così quel fiato li spiriti mali
43Di qua, di là, di giù, di su li mena:
44Nulla speranza li conforta mai,
45Non che di posa, ma di minor pena.
46E come i gru van cantando lor lai,
47Facendo in aere di sè lunga riga;
48Così vid’io venir, traendo guai,
49Ombre portate dalla detta briga.
50Perch’io dissi: Maestro, chi son quelle
51Genti, che l’aura nera sì gastiga?1
- ↑ v. 51. C. M. l’aere nero