Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/201

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occupata per lo detto peccato che l’uomo lascia andare male ogni cosa, e non si cura d’onore se non come uno animale. Niuno peccato abbatte1 tanto la ragione, quanto la lussuria, e fallo simile ad animale bruto: imperò che, quando l’uomo è a quello atto non si ricorda che sia uomo; ma seguita l’impeto della lussuria come bestia. Incostanzia è volubilità, a che la lussuria induce l’uomo. Precipitazione è cadimento nelli pericoli e vizi e peccati, nelli quali la lussuria strabocca l’uomo. Amor di sè si è, perchè lo lussurioso non ama, se non la carne sua. Odio di Dio è perchè lo lussurioso vede alcuna volta impedire i suoi diletti, e reputa che Dio lo impacci o possa impacciare; e però l’à in odio. Amore del presente secolo è quando lo lussurioso vorrebbe sempre vivere, per potere sempre lussuriare. L’ultimo è desperazione delle cose celestiali, quando il lussurioso desperando delle cose di sopra, si dà a queste terrene. E queste otto figliuole à mostrate l’autore nel testo, come mosterrò in quel che è detto esserne parte, et in quel che è a dire esserne l’altra parte. Et è da notare che le pene che l’autore adatta a quelli dell’inferno litteralmente, secondo convenienzia del peccato, allegoricamente si deono intendere di quelli del mondo, et imperò, mostrato ch’io l’avrò nel testo, sia2 chiaro l’allegorico intelletto. E però dico che l’autore intese la prima figliuola; cioè cechità di mente, e la seconda; cioè inconsiderazione quando disse in questo canto di sopra: Io venni in luogo d’ogni luce muto. Il luogo3 de’ lussuriosi, mentre che sono nel mondo, è sanza luce, perchè ànno cechità di mente; e questa è la prima e seconda pena che finge essere a loro per convenienzia: chè chi è stato cieco nel mondo, degna cosa è che sia in cechità nell’inferno. La terza; cioè incostanzia intese quando disse: La bufera infernal ec. Li lussuriosi nel mondo sono menati dalla vanità del peccato, e volti, e percossi; e questa è la terza parte4 che finge essere a loro per convenienzia ancora: chè chi è stato nel mondo incostante, sia nell’inferno menato dal vento; e come nel mondo s’è girato di spezie in spezie di lussuria, così nell’inferno sia volto e percosso: e questo medesimo dimostra ancora quando dice: Di qua, di là ec. E perchè vento non può essere sanza aere, però finge che i lussuriosi sieno puniti dal vento nell’aere; dal vento, per mostrare la loro incostanzia e volubilità; nell’aere, per mostrare la loro debolezza, e fragilezza: chè agevolmente l’aere cede al vento et ad ogni cosa. La quarta; cioè precipitazione, intese quando disse: Quando

  1. C. M. Niuno peccato assorbe tanto
  2. C. M. fia chiaro
  3. Dove il Cod. M. à luogo, il nostro Codice legge parte che ci siamo permessi, di cambiare colla scorta dell’edizione di Vindelino, Nidobeato, del Landino ed altre. E.
  4. C. M. la terza pena che