Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/214

Da Wikisource.
   170 i n f e r n o    v. [v. 115-138]

lità1 in vizio, e però seguita: Quanti dolci pensier, quanto disio; cioè desiderio licito et onesto, o vogliamo intendere mondanamente, quanti dolci pensieri avuti innanzi, e quanto desiderio avuto tra l’uno e l’altro, Menò costoro; cioè Francesca e Paolo: al doloroso passo; dell’amore onesto al disonesto, e dalla fama all’infamia; e dalla vita alla morte! Del quale passo da dolerne è fortemente, pensando come l’uomo cade agevolmente dalla virtù al vizio, per la debilità umana. E questo non à altra allegoria; ma è molto morale e notabile.

C. V — v. 115-120. In questi due ternari parla l’autore a quelli due da’ quali ebbe risposta, e de’ quali parlò di sopra con Virgilio, dicendo: Poi mi rivolsi a loro; cioè a questi spiriti io Dante, poi ch’io ebbi risposto a Virgilio, e parlai io; Dante, E cominciai: Francesca, i tuoi martiri. Francesca era il nome di quella ch’avea parlato di sopra. A lagrimar mi fanno tristo e pio; cioè mi fanno tanto tristo, e pietoso, che mi conducono a lagrimare. Ma dimmi: Al tempo de’ dolci sospiri. Chiamò il tempo de’ dolci sospiri il tempo del loro innamoramento: sospiri qui si piglia; cioè desidèri, perchè sospiro viene da desiderio perchè il cuore attediato dal suo desiderio sospira; dice dolci perchè paiono: chè al passionato par dolce la sua passione, benché non sia. A che; cioè a che fine, e come; cioè e per che modo, concedette Amore; che è buono in quanto non passa il modo, Che conosceste i dubbiosi disiri; cioè che veniste a tanto, che l’uno conobbe il desiderio dell’altro; cioè che l’uno avea dubbio di manifestare all’altro? Molti innamorati trarrebbono2 a fine il loro desiderio, se conoscessono piacere alla femmina quello che piace all’uomo, et è converso; ma la dubitanza fa molti non avere ardimento, pensando: Forse non piace all’altra parte quello che piace a me: chè se l’uno sapesse dell’altro, ciascuno porrebbe giù la vergogna, se vedesse essere concordia nelli pensieri: imperò che quando l’uomo ama, benché si vegghi amare, porta dubbio se l’amore è nella persona amante, con quel desiderio che è in lui; ma quando si manifestano li desidèri, allora si conoscono. E qui non à altra esposizione.

C. V — v. 121-138. In questi sei ternari risponde Francesca alla domanda di Dante, e mostrasi l’affetto e l’appetito del presente secolo; cioè l’affetto di sempre vivere nel peccato, che sempre dura quando con quello si muore; et è una delle figliuole della lussuria, come è mostrato di sopra. Dice adunque così: Et ella; cioè Francesca, a me; Dante, rispose: Nessun maggior dolore, Che ricor-

  1. Da - con grande virtù - sino in vizio - è racconciato col Cod. M. E.
  2. Altrimenti - arebbono a fine