Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/303

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altri non è bisogno. Mirate la dottrina, che s’asconde; cioè ragguardate la dottrina che s'appiatta, Sotto il velame; cioè sotto il coprimento, delli versi strani; cioè differenti della sentenzia allegorica: chè una cosa mostrano secondo la lettera, et altra cosa intendendo secondo moralità ovvero allegoria. Onde a veder quel che l’autore intende doviamo sapere, che l’autore in questo suo poema intende dimostrare il modo, come l’uomo cacciato per lo peccato dalla grazia di Dio possa ritornare; e perchè il primo grado è vincere li vizi e li peccati, insegna questo nella prima cantica, nella qual dimostra che ai vizi, perchè procedono da incontinenzia et intemperanzia, resiste troppo bene la ragione con la grazia gratis data, come appare nel processo del libro. Imperò che l’autore finge che in tutti i luoghi a rispondere a tutti i vizi sia bastanza Virgilio, che significa la ragione, come appare quando Caron lo volle impedire, e Virgilio rispose; e così quando Minos, quando Cerbero, quando Pluto, quando Flegias, e quando Filippo Argenti, come detto è di sopra. Ora che è giunto alla città, ove si puniscono più gravi e gravissimi peccati; cioè peccati di malizia, e di bestialità che si contengono sotto la superbia e sotto la invidia, vuole mostrare l’autore che con maggior difficultà li convenga combattere: imperò che qui non basta la ragione con la grazia gratis data, anzi si richiede spezial grazia data da Dio che si chiama grazia gratum faciens; e però finge che qui li ostasse più e più dimoni, ove à posto altrove pur uno: imperò che li detti peccati anno molte, e molte specie e modi di nuocere. E però finge che Virgilio non li potè pacificare partito da Dante; cioè la ragione superiore non congiunta in quella con la sensualità, e la difficultà si mostra nel chiuder le porte nel petto a Virgilio. E così ora finse che in su la torre a defension di quella sieno le furie che significano le radici, e lo nascimento del peccato della superbia e della invidia procedenti da malizia, e però si dicono servigiali di Proserpina che significa la superbia, come è detto di sopra, della quale la invidia è figliuola, come dice Santo Agostino; e li serpenti, di che sono cinte e che ànno alli capelli, sono li modi fraudolenti et ingannevoli del nuocere e le spezie de’ detti peccati. Onde Virgilio dice di Aletto: Mille nocendi artes, e così dell’altre ancora si può dire: e queste voleano impedire Dante, a ciò che non entrasse nella città; cioè che non desse manifestamento dei detti peccati e rimedio a fuggirli a quelli che leggessono lo suo libro, nè per sè non pigliasse. Ma Dante s'accostò a Virgilio; cioè alla ragione per sospetto, et elle vedendo che nol possono giugnere, chiamano Medusa che significa dimenticagione et ignoranzia; e questa è la bestialità che viene da malizia, e non chiamano l'altre suore di Medusa; della quale la prima significa debo-