Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/386

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342 i n f e r n o   xii. [v. 127-139]

reggiò con li Romani; lo secondo fu molto prima; cioè al tempo della rovina di Troia, et uccise molti troiani e sacrificò Polissena figliuola del re Priamo al sepolcro del suo padre Achille; di quale l’autor s’intendesse è incerto. e Sesto; perchè furno 1 ancora due Sesti; cioè Sesto figliuolo del re Tarquino, il quale come narra Tito Livio, libro primo della prima decade, infìgnendosi 2 inimico del padre fu ricevuto dalli Gabini inimici del re Tarquino, e dopo molta virtù simulata, fatto signore trovava cagione sopra ciascuno valente cittadino sì, che tutti li uccise o li mandò in esilio o fuggirono da sè, datane loro cagione; e poi non essendo chi difendesse la terra, la diede al padre; costui fu ancora cagione della morte di Lucrezia; l’altro Sesto fu figliuolo di Pompeio, il quale dopo la morte del padre diventò corsale in Cicilia et andò rubando ognuno et uccidendo; e non è certo di quale intendesse l’autore, potendosi dire dell’uno e dell’altro. et in eterno mugne; cioè prieme la divina Giustizia in questa fossa, Le lagrime, che col bollor disserra; cioè apre. E notantemente dice così l’autore, per mostrare la crudeltà delli infrascritti che furono crudelissimi sì, che mai per compassione non piansono, sì che giusta cosa è che ora sieno costretti a piagnere per le loro pene. Questi due Rinieri furono ladroni e rubatori di strade, e perchè furono molto spargitori di sangue, et ancora perchè rubare è violenzia, però ne fa menzione qui. L’uno fu fiorentino, e l’altro da Corneto, e però dice A Rinier da Corneto. Corneto è uno castello che è in quel di Roma. a Rinier pazzo; questo fu fiorentino e per le pazzie che faceva fu chiamato pazzo, ch’era temerario, Che fecer alla strada tanta guerra; cioè di rubare e spargere sangue, come è detto di sopra, dei detti due Rinieri. Poi si rivolse; cioè Nesso, poi che m’ebbe portato di là in sulla groppa, e ripassossi il guazzo; cioè quella fossa ch’era qui bassa, come è detto di sopra. E qui finisce lo duodecimo canto.

  1. Furno, sincope di furono, la quale non fu rada appo gli antichi, nè è scaduta presso il popolo. E.
  2. C. M. simulandosi

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