Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/397

Da Wikisource.
   [v. 16-30] c o m m e n t o 353

vita o il membro, o al suo figliuolo che è la carne sua medesima; e però Dante pone, o ver finge, ch’elle sieno poste a nidificare et a pascersi in su gli arbori che vestono l’anime de’ disperati, et a fare quivi lamenti, perchè sempre sono rimorsi del male ch’ànno fatto coloro, che si sono disperati e stati violenti in sè medesimo; e però seguita la descrizione di quelli uccelli dicendo: Ale ànno late; cioè ampie queste Arpie, e colli e visi umani; perchè ànno volto virgineo, Piè con artigli; cioè con unghie rapaci; e pennuto il gran ventre; per questo mostra che sieno grandi uccelli; per la penna significa l’appiattamento: questi rapaci si simulano et appiattansi, perch’altri non si guardi da loro: Fanno lamenti in su li arbori strani; cioè lamentansi, stando in su quelli arbori strani da quelli che produce la natura 1.

C. XIII — v 16-30. In questi cinque ternari finge l’autore che Virgilio l’ammonisca del luogo, e come Dante si maraviglia di quello che sentì, e restasi per vedere la cagione, e come Virgilio lo sollicita e conforta che ne pigli esperienzia, dicendo così: E il buon Maestro; cioè Virgilio disse a me Dante: Prima che più entre; cioè in questo secondo girone, Sappi, che se’ nel secondo girone; del settimo cerchio ove si puniscono li violenti contra sè e le sue cose, Incominciò a dire; cioè Virgilio a me Dante, e sarai, mentre Che tu verrai nell’orribil sabbione; cioè nella rena calda che è nel terzo girone, ove si puniscono li violenti contra Dio, come si dirà di sotto, quando saremo a quella parte, Però riguarda bene; tu Dante, e sì vedrai Cose, che torrien fede al mio sermone; cioè se io tel dicessi, nol crederesti. Io; cioè Dante, sentia trarre da ogni parte guai; cioè lamenti. E non vedea persona, che il facesse; cioè non vedea chi facesse questi lamenti: Per ch’io tutto smarrito m’arrestai; per veder chi facesse questi lamenti. Io; Dante, credo, ch’ei; cioè Virgilio, credette, ch’io; Dante, credesse, Che tante voci uscisser tra que’ bronchi; cioè sterpi, de’ quali è detto di sopra, Da gente, che per noi si nascondesse; cioè non si vedesse da noi. Però, disse il Maestro; cioè Virgilio, se tu tronchi; cioè tu Dante, Qualche fraschetta d’una d’este piante; cioè di questi pruni, Li pensier ch’ài si faran tutti monchi; cioè si scemeranno, perchè sarai certificato; ma non dice che si tolgano al tutto. E perchè questa fizione è cosa intellettuale e non sensibile, però finge l’autore che Virgilio l’ammonisca del luogo, e confortalo che ne pigli esperienza; et ancor perchè Virgilio nel terzo dell’Eneida fa simile fizione, come si mosterrà di sotto, però finge l’autore che Virgilio di ciò l’ammonisca.

C. XIII — v. 31-45. In questi cinque ternari finge Dante che, se-

  1. C. M. che sono strani da quelli che produce la terra o la natura.
Inf. T. I. 23