19Guardar l’un l’altro sotto nova luna;
20 E sì ver noi aguzzavan le ciglia,
21 Come il vecchio sartor fa nella cruna.
22Così adocchiato da cotal famiglia
23 Fu’ conosciuto da una, che mi prese1
24 Per lo lembo, e gridò: Qual maraviglia?
25Et io, quando il suo braccio a me distese,
26 Ficca’li li occhi per lo cotto aspetto,
27 Sì che il viso abbruciato non difese
28La conoscenza sua al mio intelletto:
29 E chinando la mia alla sua faccia,2
30 Risposi: Siete voi qui, ser Brunetto?
31E quelli: O figliuol mio, non ti dispiaccia
32 Se Brunetto Latino un poco teco3
33 Ritorna indietro, e lascia andar la traccia.4
34Io dissi a lui: Quanto posso ven preco;5
35 E se volete che con voi m’asseggia,6
36 Faròl, se piace a costui, che vo seco.
37O figliuol, disse, qual di questa greggia
38Si resta punto, giace poi cent’anni7
39 Sanza rostarsi quando il fuoco il seggia.89
40Però va oltre: io ti verrò ai panni,
41 E poi rigiugnerò la mia masnada,
42 Che va piangendo i suoi eterni danni.
43Io non osava scender della strada
44 Per andar par di lui; ma il capo chino
45 Tenea, com’uom che reverente vada.
- ↑ v. 23. da un che mi prese
- ↑ v. 29. chinando la mano
- ↑ v. 32. C. M. Ser Brunetto
- ↑ v. 33. Traccia vale qui brigata, schiera, torma. E.
- ↑ v. 34. Preco: imitazione latina, come al c. xiiiv. 38. sermo. E..
- ↑ v. 35. Asseggia, da asseggiare; sedere. E.
- ↑ v. 38. s’arresta
- ↑ v. 39. Rostarsi; pararsi, schermirsi. In Toscana chiamasi rosta il parafuoco.
- ↑ v. 39. il feggia.