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che si dice comunemente: Nomina et pronomina sunt consequentia rerum. La seconda cosa, che è da vedere principalmente inanzi che si vegna al testo, è a qual parte di filosofia sia sottoposto questo poema; et a questo si può rispondere che è sottoposto alla parte morale o vero etica: imperò che, benchè in alcuno passo di tratti per modo speculativo, non è per cagione dell’opera che abbi richiesto questo modo di trattare; ma incidentemente per alcuna materia occurrente. E questo basti a quello che si richiede ne’ princìpi delli autori.
Ora è da vedere il testo1. Ma inanzi che io vada più ultra: però ch’io ò a parlare di cose che s’appartengono alla nostra fede, dico e protesto ch’io non intendo, nè in questo, nè in altro dire alcuna cosa che sia contra la determinazione della santa madre Ecclesia catolica; e, se mi venisse detto per materia alcuna, che occorresse alcuna cosa che venisse contra la determinazione detta, infino ad ora la rivoco et òlla e tengola per non detta, sottomettendomi alla correzione di ciascuno valente catolico, di ciò volentemi gastigare et ammonire caritativamente: perciò ch’io lo dirò esponendo e non che sia di mia opinione.
Nel mezzo del cammin ec. Qui comincia il nostro autore la sua Comedia la quale, come detto fu di sopra, si divide in tre cantiche; cioè Prima, che li volgari chiamano Inferno, perchè in essa si tratta di quello; Seconda, che similmente da loro è chiamata Purgatorio, perchè di quella materia quivi si tratta; Terza, che si chiama Paradiso, trattandosi quivi della beatitudine de’ beati. E questa prima si divide in due parti, perchè prima si pone il proemio, ove l’autore propone la materia di che dee trattare, facendo li uditori docili, benivoli et attenti, come comanda l’arte della retorica, e la invocazione delle muse; nella seconda si pone il trattato et incomincia quivi: Per me si va ec., che è il
- ↑ C. M. ora è da venire al testo.