Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/637

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e di queste due cose apprese l’imaginativa fa composizione e rappresentale e fa rilucere in sè uno monte d’oro, sì che chi lo imaginerà tutta via gliel parrà vedere. E per lo componere e dividere è differente l’umana natura da quella de’ bruti animali, che non possono ciò fare; e però si può intendere che Virgilio dicesse a Dante: Se nel corpo tuo rilucesse la tua imaginazione che tu ài d’entro, come fa nello specchio la cosa che innanzi li si pone, io non la comprenderei di fuori più tosto, ch’io comprendo quella imaginazione che ài d’entro da te. Et è da notare che di fuori si può rendere al trarrei, e puossi rendere all’imagine tua di fuori. — Pur mo; cioè pur testé, venian i tuoi pensier; cioè quel che tu pensavi et imaginavi, tra’ miei; cioè nella mia imaginazione, Con simil atto; cioè temendo come tu, e con simile faccia; cioè parendo a me quel ch’à te, Sì che d’intrambi; pensieri, cioè del tuo e del mio, un sol consiglio fei; cioè una deliberazione, e dimostra la deliberazione in quel che seguita.

C. XXIII — 31-45. In questi cinque ternari l’autor nostro dimostra la deliberazion di Virgilio, e la sua esecuzione, dicendo: S’egli è; dice Virgilio, che sì la destra costa; cioè la ripa che venia da man ritta: però ch’erano volti a man sinistra, giaccia; cioè sia scesa 1, Che noi; cioè tu Dante et io Virgilio, possiam nell’altra bolgia scendere; cioè nella sesta, Noi fuggirem l’imaginata caccia; cioè quella che aviamo imaginata tu et io. Già non compie; Virgilio, di tal consiglio rendere; qual detto è di sopra: però che inanzi ch’avesse compiuto di dire, Dante li vide e però dice: Ch’io; cioè Dante, li vidi venir con l’alie tese; in verso noi, Non molto lungi; da noi, per volerne prendere; cioè per volerci pigliare. Lo Duca mio; cioè Virgilio, di subito mi prese; cioè me Dante; e fa una similitudine, Come la madre, ch’al romor; cioè del fuoco, si desta; cioè si sveglia. Potrebbe dire lo testo: è desta; cioè svegliata, E vide presso a sè le fiamme accese, Che prende il figlio; per la paura del fuoco, e fugge con esso, e non s’arresta; cioè non si regge, Tanto che solo una camicia vesta; anzi 2 fugge nuda, Avendo più di lui; cioè del figliuolo, che di sè cura: però che non cura d’essere veduta ignuda, pur che campi lo figliuolo: E giù dal colle della ripa dura; cioè dalla bolgia sesta, Supin; cioè riverso 3, si diede; co’ piedi innanzi, alla pendente roccia; cioè ripa di pietra, Che l’un de’ lati all’altra bolgia tura; cioè lo lato di qua alla bolgia sesta.

C. XXIII — v. 46-58. In questi quattro ternari l’autor nostro

finge lo discenso suo e di Virgilio nella sesta bolgia, facendo una similitudine, e finge l’avvenimento de’ dimoni, dicendo così: Non corse mai sì tosto acqua per doccia; cioè per canale, A volger ruota di

  1. C. M. sia stesa,
  2. C. M. anco fugge
  3. C. M. riverto,
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