Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/646

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   602 i n f e r n o   xxiii. [v. 109-123]

in Firenze tra’ guelfi e ghibellini, et avendo molte volte combattuto insieme e molto danneggiatosi, vennono finalmente a questa composizione che si eleggesse uno uomo per parte e commettessonsi in questi due tutte loro questioni; e dessesi loro autorità d’acconciarle, come meglio paresse loro, et in fine alla sentenzia diffinitiva questi due dovessono governare la citta per l’una parte e per l’altra. E così li guelfi elessono messer Catalano de’ Catalani da Bologna lo quale era guelfo, e li ghibellini elessono messer Loderingo de’ Lambertacci da Bologna lo quale era ghibellino; e seppono sì ben fare questi due, che poi che furono nell’uficio, furono corrotti da’ guelfi con moneta, e lasciarono cacciare da’ guelfi li ghibellini e disfare loro le case ch’erano in Fiorenza in una contrada già detta, che si chiama il Gardingo. E perchè furono uomini ipocriti, che mostravano buoni nelli atti di fuori; e d’entro furono con mala volontà e intenzione come fu l’effetto, però l’autore finge che fussono in questo luogo.

C. XXIII — v. 109-123. In questi cinque ternari l’autor nostro finge, che volendo rispondere al detto de’ frati Gaudenti, prevenuto da un’altra cosa che vide, incominciò e non andò innanzi con la risposta, dicendo così: Io; cioè Dante, cominciai: O Frati, i vostri mali...; ecco qui 1 manca l’orazione, e però disse: Ma più non dissi; io Dante, che quello che detto è; et usa qui uno colore retorico che si chiama precisio, et è quando l’uomo incomincia alcuno dire; ma poi nol compie, occupato da altri pensieri e da alcuna passione. Voleva l’autore in questo luogo mostrare forse loro compassione, sì come mostrò di sopra, capitolo vi a Ciacco, quando disse: Ciacco, il tuo affanno Mi pesa sì, ch’a lagrimar m’invita; e con simile sentenzia avrebbe seguito qui; ma volle l’autore usare lo predetto colore. In che modo si debba o possa avere compassione ai dannati, in più luoghi è stato dichiarato di sopra, e però non si replica qui. ch’alli occhi mi occorse; cioè imperò che alli occhi miei, disse Dante, occorse a vedere: ecco la cagione, per che non compie l’orazione incominciata di sopra, occupata 2 da questa nuova visione, Un, crocifisso in terra con tre pali; cioè ch’era disteso in terra, l’uno braccio con uno palo confitto per la mano, e l’altro con un’altro e li piedi amenduni con un altro palo, come Cristo nostro Salvatore fu crocifisso con tre chiodi in su la croce, come dimostra lo testo che seguita. Et aggiugne: Quando mi vide; cioè Dante quel confitto, tutto si distorse, Soffiando nella barba coi sospiri; e la cagione, perchè si storse e soffiò vedendo Dante, possiamo imaginare che fosse, perchè vedea Dante cristiano, salvato per la passione di Cristo, per la quale egli era

  1. C. M. qui incomincia l’orazione,
  2. C. M. occupato