Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/706

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662 i n f e r n o

46E il Duca, che mi vide tanto atteso,
      Disse: Dentro dai fuochi son gli spirti:1
      Ciascun si fascia di quel ch’egli è inceso.
49Maestro mio, risposi, per udirti
      Son io più certo; ma già m’era avviso2
      Che così fosse, e già voleva dirti:
52Chi è in quel fuoco, che vien sì diviso
      Di sopra, che par surger della pira,
      Dov’Etiocle col fratel fu miso?3
55Rispuosemi: Là dentro si martira4
      Ulisse e Diomede, e così insieme
      Alla vendetta vanno, come all’ira:
58E dentro dalla lor fiamma si geme
      L’aguato del caval, che fe la porta
      Onde uscì de’ Romani il gentil seme.5
61Piangevisi entro l’arte, per che morta
      Deidamia ancor si duol d’Achille,
      E del Palladio pena vi si porta.
64S’ei posson dentro da quelle faville6
      Parlar, diss’io, Maestro, assai ten prego7
      E ripriego che il priego vaglia mille,8
 67Che non mi facci dell’attender niego,
      Fin che la fiamma cornuta qua vegna:
      Vedi che del disio ver lei mi piego.
70Et elli a me: La tua preghiera è degna
      Di molta loda, ond’io però l’accetto;
      Ma fa che la tua lingua si sostegna.

  1. v. 47. C. M. dal fuoco
  2. v. 50. C. M. Sono più certo; ma già m’era viso
  3. v. 54. Miso; participio regolare dal perfetto misi, fu agli antichi molto famigliare, e già si truova in Ciullo d’Alcamo « Quante sono le schiantora Che m’ài mise allo core! ». Nella bassa latinità usavasi misus in vece di missus. E.
  4. v. 55. C. M. Rispuose a me:
  5. v. 60. C. M. uscìo
  6. v. 64. C. M. Se posson
  7. v. 65. C. M. ti prego
  8. v. 66. C. M. E riprego che il prego