Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/734

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106Allor mi pinser li argomenti gravi,
      Onde il tacer mi fu avviso il peggio,
      E dissi: Padre, da che tu mi lavi
109Di quel peccato, ov’io mo cader deggio,
      Lunga promessa con l’attener corto1
      Ti farà triunfar sull’alto seggio.2
112Francesco venne, poi com’io fu’ morto,
     Per me; ma un de’ neri Cherubini
     Li disse: Non portar, non mi far torto.
115Venir sen dee là giù tra’ miei meschini,3
      Perchè diede il consiglio frodolente,
      Dal quale in qua stato li sono ai crini:
118Chè assolver non si può chi non si pente;
      Nè pentere e volere insieme puossi,4
      Per la contradizion che nol consente.
121O me dolente! com’io mi riscossi,
      Quando mi prese, dicendomi: Forse
      Tu non credevi ch’io loico fossi?56
124A Minos mi portò; e quelli attorse
      Otto volte la coda al dosso duro;
      E poi che per gran rabbia la si morse,7
127Disse: Questi è de’ rei del foco furo;
      Perch’io là, dove vedi, son perduto,
      E sì vestito andando mi rancuro.
130Quand’elli ebbe il suo dir così compiuto,
      La fiamma dolorando si partio,
      Torcendo e dibattendo il corno acuto.

  1. v. 110. Il Testo legge con le Comuni attender; il Commento mostra che debba dire attener. E.
  2. v. 111. nell’alto seggio.
  3. v. 115. C. M. dee qua giù
  4. v. 119. C. M. Nè pentir e voler
  5. v. 123. Non pensavi ch’io logico fossi?
  6. v. 123. Loico; logico, per la fognatura del g, come in reina per regina. Bono Giamboni lasciò scritto « questo appartiene alla seconda ed alla terza parte della filosofia; cioè a pratica e a loica ». E.
  7. v. 126. C. M. E poi per la gran rabbia la si morse,