Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/744

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700 i n f e r n o   xxvii. [v. 85-105]

ne, e perseveranza; e però si richiede a disporre tal materia contrizione che ristora, col conoscimento del peccato, la mala deliberazione; pentimento che ristora col dolore la mala delettazione; e confessione che col rompimento ristora la mala perseveranzia. Et è da notare che la confessione si fa in due modi; cioé col cuore e con la bocca; et alcuna volta basta quella del cuore, quando non può essere quella della bocca, siccome quando l’uomo à perduta la favella; e niente varrebbe quella della bocca, se quella del cuore non vi fosse. Ancora è da notare che il pentere è in due modi; cioè in atto et abito: in abito convien che sempre duri; ma in atto non è di necessità che sempre duri, siccome veggiamo quando l’uomo dorme non è in atto lo pentere: appresso, quando è satisfatto lo peccato, non è mestieri che più si satisfaccia; e però la penitenzia è intrinseca et estrinseca; la intrinseca, che è nel cuore, è in abito e sempre dee durare; la estrinseca è in atto e non dura sempre. Ahi! miser lasso, e giovato sarebbe; dolendosi e riconoscendo la sua miseria, che non è degno, o ver non fu, di star fermo ne l’abito della penitenzia; e dice: Ahi; questa è intergezione che significa dolore, miser lasso; dico me, che non degnai di stare in tale stato, e giovato sarebbe; cioè se io vi fosse stato. Seguita la cagione che il trasse di sì fatto stato.

C. XXVII — v. 85-105. In questi sette ternari l’autor nostro dimostra la cagione, che finge che facesse cadere nel peccato il conte Guido, per lo qual finge che sia dannato a quella pena che detta è di sopra, continuando la narrazione del sopraddetto conte, dicendo così: Ma il Principe de’ nuovi Farisei; cioè papa Bonifazio, lo quale è principe de’ preti che sono divisi, e deono essere, dalle cose del mondo; e dice nuovi a differenzia di quelli della legge di Moisè della sinagoga de’ Giudei, Avendo guerra presso a Laterano; cioè co’ Colonnesi che stavano presso a san Giovanni Laterano in Roma; e la cagione di questa guerra fu questa. Papa Bonifazio, romano per nazione, della casa de’ Savelli venne al papato, essendo uomo di non grande condizione, con l’aiuto de’ Colonnesi, de’ quali era amico essendo procuratore in corte di Roma, come fu detto di sopra nel terzo canto; et essendo papa, venne in disdegno con li Colonnesi et in inimicizia per sozza cagione: imperò, che avendo lo detto papa uno suo nipote, lo quale amava oltre misura, intanto che il di’ che non lo vedea, non stava contento; et essendo questo suo nipote giovane, innamorossi della donna di Sciarra della Colonna, la quale era formosissima e bella, e non portando saviamente la sua passione, per dolore e malinconia si pose a giacere in sul letto, non volendo mangiare, né bere per disperazione. Onde non vedendolo lo santo Padre, domandò di lui, et inteso ch’era in su lo letto, andò a