Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/790

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746 i n f e r n o   xxix. [v. 67-84]


C. XXIX — v. 67-84. In questi sei ternari l’autor nostro tratta singularmente delle pene che finge essere nella x bolgia; nella quale parte l’autore pone tre similitudini diverse a tre diversi atti. E perchè qui si descrivono specialmente le pene che ànno li falsatori, vedremo, come aviamo veduto nelli altri, del peccato della falsità quello che è, e quali sono le sue compagne e le sue figliuole e le sue pene e li rimedi contra esso. E prima doviamo sapere che qui finge l’autore che si punisca la x spezie della fraude, che si chiama falsità la quale è sottoposta alla invidia, et è delle sue spezie: imperò che s’oppone alla verità che si contiene sotto la carità, alla quale è contraria l’invidia, et è la x spezie della fraude: imperò che la falsità non si può commettere, se non si mostra una cosa per un’altra. Et in questo sta la fraude; mostrare la cosa con alcuno colore essere quel che non è, e questo si fa per ingannare lo prossimo in suo danno; et è falsità generalmente negare quello che non è vero1, et à due spezie: imperò che è falsità in detti, e questa si chiama bugia propriamente; et è falsità in fatti, e questa si chiama propriamente falsità. Quella che è in detti à ancora otto spezie sotto sè: imperò che alcuna è nella dottrina della religione, alla quale nullo si dee inducere; et è alcuna che ingiustamente offende et a niuno fa pro; et è alcuna che offende uno e fa pro a un altro, benchè non offenda ad inimicizia corporale; et è un’altra che è solo per diletto d’ingannare, e questa si chiama veramente2 mendazio; et è alcuna che si dice per piacere ad altrui con belle novellette; et è alcuna ch’a niuno nuoce et ad alcuno fa pro temporalmente, sì come se io so che alcuno osi togliere ingiustamente pecunia, et io sono addomandato, se io lo so e dico che no; et alcuna che a niuno nuoce et ad alcuno fa pro spiritualmente, sì come s’io sono addomandato s’io so Piero che altri lo vuole uccidere, et io sappiendolo3 dico che no; l’ultima è ch’a niuno nuoce, sì come si sono addomandato se io so Berta la quale altri richiede per immondizia, et io sappiendola dico che no. Et in tutti questi modi si pecca: imperò che in veruno modo non si dovrebbe dire bugia; ma vorrebbesi rispondere: Io non tel voglio dire. E così la falsità infatti può essere in più modi; cioè falsando scritture, falsando metalli che si chiama alchimia, falsando moneta; e questo in tre modi, o falsando la lega, o torneandola e levando da essa, o falsando il conio; e di queste intende l’autore dimostrare in questo canto e nell’altro. Et à tre

  1. C. M. quello che è vero, e fingere quello che non è vero,
  2. C. M. veramente micidio;
  3. Sappiendo è gerundio non raro presso gli antichi, da sapere addoppiato il p, come nel presente indicativo, imperativo e congiuntivo, frammessovi l’i. Dante stesso, Inf. C. xxxii v. 137 «Sappiendo chi voi siete». E.