Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/829

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non era bisogno: imperò che, ben ch’abbino la possanza, non ànno il mal voler, nè lo ingegno a mal fare, come gli uomini, a’ quali non si potrebbe riparare come si può riparare alli animali bruti. E ritornando alla narrazione di quel ch’elli vedea, dice che la faccia sua li parea lunga e grossa, come la pina di San Piero a Roma, e l’altre membra rispondeano alla faccia; e tanto usciva fuor della ripa dal mezzo in su, che tre Frisoni, l’uno sopra l’altro, non li sarebbono aggiunti alla capellatura: imperò ch’elli era trenta grandi palmi, dal petto ove s’annoda il mantello, in fino alla ripa che fasciava e velava dal mezzo in giù; e come fumo presso, questo gigante incominciò a parlare in suo linguaggio parole d’ira. A che Virgilio risponde ch’elli sfoghi l’ira sua col corno, e che si cerchi il collo e lui vedrà legato pendere al petto; e poi si rivolse a Dante, dicendogli che quelli era Nembrot, che fece la torre di Babel ove si confusono le lingue; e dice a Dante: Lascialo stare, non parliamo invano con lui, che così male intenderebbe elli noi, come noi lui, che il suo linguaggio a niuno è noto, nè li altri sono noti a lui. E qui finisce la lezione prima: ora è da vedere il testo con l’allegorie et esposizioni.

C. XXXI — v. 1-6. In questi due primi ternari l’autor nostro fa menzione della riprensione avuta da Virgilio, prima irosamente, e poi benignamente, come di sopra appare nella fine del precedente canto, adducendovi poi per similitudine una poetica fizione della lancia d’Achille, e dice così: Una medesma lingua; cioè di Virgilio, pria mi morse; quando mi riprese crucciatamente, Sì che mi tinse l’una e l’altra guancia; di rossore: imperò che mi fece vergognare, perchè la vergogna arreca rossore nella faccia, come detto fu di sopra altra volta, E poi la medicina mi riporse: cioè poi, quando benignamente mi riprese, dandomi conforto, come appare nella fine del canto precedente. Così od’io; dice Dante, che solea far la lancia D’Achille e del suo padre; cioè di Pelleo; esser cagione Prima di trista e poi di buona mancia; dicesi appo li poeti che la lancia d’Achille, che fu prima di Pelleo suo padre, avea questa virtù che dava ferita non sanabile, se non si mettea un’altra volta nella ferita, et allora diventava la ferita sanabile; e però dice l’autore che così fece Virgilio, che prima ferì Dante riprendendolo aspramente, e la medicina gli porse poi confortandolo, come la lancia d’Achille che, messa la seconda volta nella ferita, la facea sanabile. Et è da notare qui che l’uomo savio in due modi riprende l’errante; o crucciatamente quando l’errore è grande, e il corrigibile è minore del correttore, e quando è malagevole a correggere; o dolcemente quando l’errore è piccolo, e il corrigibile è maggiore et agevole a correggere. Ma Virgilio, secondo l’autore, tenne l’uno e l’altro modo,

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