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212 INFERNO. — Canto X. Verso 16 a 31


Però alla dimanda che mi faci
     Cuinc’entro soddisfatto sarai tosto,
     E al disio ancor che tu mi taci.
Ed io: Buon Duca, non tegno nascosto
     A te mio cor, se non per dicer poco; 20
     E tu m’hai non pur mo a ciò disposto.
Tosco, che per la città del foco
     Vivo ten vai così parlando onesto,
     Piacciati di ristare in questo loco.
La tua loquela ti fa manifesto 25
     Di quella uobil patria natio.
     Alla qual forse fui troppo molesto.
Subitamente questo suono uscio
     D’una dell’arche: però m’accostai,
     Temendo, un poco più al duca mio. 30
Ed ei mi disse: Volgiti: che fai?
     Vedi là Farinata che s’è dritto:
     Dalla cintola in su tutto il vedrai.
l’avea già il mio viso nel suo fitto;
     Ed ei s’ergea col petto e colla fronte, 35
     Come avesse lo inferno in gran dispitto:




razione e corruzione, e quello che è libero da queste cose non è alterabile, salvo che per luogo, e perchè l’anima muti luogo non è però corrotta. Or concludendo l’anima umana è subsistente, come prova san Tommaso in la prima parte, questione 75. articolo 3. Dunque per accidente non si può corrumpere.

Lo secondo modo perchè si può corrumpere le cose, si è per sè stesse; bisogna a tal corruzione che in la cosa che si dee corrumpere, sia contrarietade che sicome pruova Aristotile in libro De cœlo et mundo, li corpi del cielo non hanno in materia alcuna contrarietade: e perciò secondo naturale scienzia sono incorruttibili. Cosi l’anima intellettiva non ha in sè alcuna contrarietà e perciò non è corruttibile: che avegnachè ella riceva in se ragioni contrarie in lo intelletto, elle non sono ad essa contrarie, che l’abbia pur per una scienzia, sicome è scritto in la Posteriora; — contrariorum eadem est disciplina. Più inanzi le cose che si corrumpeno non è altro che separazione di forma a materia; l’anima per sè stessa è forma, adunque ella non si può partire da sé medesima. Si che chiaro appare lo errore di quelli che hanno che l’anima morta col corpo. E però ch’ella è erronea oppinione, li dà pena l’autore, e dice che in quelli sepolcri stanno quelli che l’anima col corpo fanno morta.

V. 16. Qui poetiza comendando suo autore, come appar nel testo.

22. Qui introduce lo poema messer Farinata delli Uberti, a parlar con Dante, e chiaro appare nel testo.