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214 INFERNO. — Canto X. Verso 52 a 70

Allor surse alla vista scoperchiata
     Un’ombra lungo questa infino al mento:
     Credo che s’era in ginocchie levata.1
D’intorno mi guardò, come talento 55
     Avesse di veder s’altri era meco;
     Ma poi che il sospicar fu tutto spentoì,
     Piangendo disse: Se per questo cieco
Carcere vai per altezza d’ingegno,
     Mio figlio ov’è? perchè non è teco? 60
     Ed io a lui: Da me stesso non vegno:
Colui, che attende là, per qui mi mena,
     Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Le sue parole e il modo della pena
     M’avean di costui già letto il nome: 265
     Però fu la risposta così piena.
Di subito drizzato gridò: Come
     Dicesti: egli ebbe? Non viv’egli ancora?
     Non fiere gli occhi suoi lo dolce lume?
Quando s’accorse d’alcuna dimora 70


  1. V. 54. Do di frego al ginocchioni ell’ è proprio duro qui che che ne dicano i quattro della Crusca del I839, e sto colla Vind. col Landiano, il Cavr. il Laur. XL.
  2. 7. I tre universitarii e BS, e BP bolognesi, e quello di BG Quanto alla desinenza, senza tener conto del Berni, ricordo il Petrarca. V. il Tramater da me ricomposto {Milano Civelli l864): In Gir. Gir. è anche In ginocchia; — Battetevi il petto, mettetevi in ginocchia. — Il Cod. Cortonese ha appunto ginocchia.


dubbio , e solvelo in la fine di questo capitolo: se l’anime de’ dannati sanno quello che si fa per li vivi al mondo.

V. 58. Quasi a dire: Guido mio figliuolo come non fa comedia anch’elli ?

61. Qui mostra che trasse da Virgilio questa comedia, e che Guido preditto non seppe Virgilio, e però non la può fare.

64. Dice che seppe ch’elli era in prima per le parole che disse: mio figlio ov’è?, poi per la pena, ch’era con Farinata, lo quale ebbe tanta sollecitudine in le mondane cose, che par ch’elli non credesse ch’altro mondo fosse. Dice che perchè Dante disse: forse cui Guido vostro ebbe a disdegno, il padre del detto Guido notò quella parola ebbe, che significa tempo passato, e ad esso, dubitando, domandò: come di tu ebbe? non viv’elli ancora al mondo? quasi: tu dovresti dire cui Guido vostro hae a disdegno. 70. Or dice Dante: io dubitai adesso come non sanno costoro chi è morto e chi è vivo al mondo; e come apparirà elli vaticinando di quello che è di venire molte volte, sichè fece alla risposta alcuna dimora. E soggiunge nel testo che quando elli, cioè lo spirito dannato, s’accorse ch’elli non rispondea ad esso, pensò: mio figlinolo è morto, e cadde giuso e più non vide.