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216 INFERNO. — Canto X. Verso 83 a 97

     Dimmi, perchè quel popolo è sì empio
      Incontro a’ miei in ciascuna sua legge?
Ond’io a lui: Lo strazio e il grande scempio, 85
     Che fece l’Arbia colorata in rosso,
     Tale orazion fa far nel nostro tempio.
Poi ch’ebbe sospirando il capo scosso;
     A ciò non fui io sol, disse, né certo
     Senza cagion sarei con gli altri mosso: 90
Ma fu’ io sol colà, dove sofferto
     Fu per ciascun di torre via Fiorenza,
     Colui che la difese a viso aperto.
Deh, se riposi mai vostra semenza,
     Prega’ io lui, solvetemi quel nodo, 95
     Che qui ha inviluppata mia sentenza.
È par che voi veggiate, se ben odo,




e centra quelli di casa mia: quasi a dire: mai non si puotè appagare quel popolo ch’io e li miei tornasseno.

V. 85. Qui risponde Dante a tal domanda in questo modo. Elli è da sapere che più volte essendo in campo fiorentini, d’entro con quelli ch’elli tenneno di fuori, hannone più volte acquistato desonore e danno che altro: fra le quali fu una sconfitta ch’elli avenno in nel contado di Siena a uno luogo ch’hae nome Monte Aperti, e fu grandissima tagliata di loro. Centra li quali furono più delli liberti, fra li quali fu lo predetto Farinata e molto menonno le mani, ed acquistonno lie nome de eccelsa prodezza. Or apresso lo detto Monte Aperti è un fiume, che è appellato Arbia, lo quale, quel die che fue la rotta eì’l fracasso de’ fiorentini, per la moltitudine del sangue li sparso, si tinse tutto di rosso. E però dice in la risposta: lo strazio che ivi fèste dei Fiorentini quando l’Arbia divenne rossa, si gli ha fatti cosi empi conti a te e tua parte.

88. Qui risponde messer Farinata a Dante dopo alcun sospiro, e dice: se ciò fue io non fui solo a far ciò, ma io fui ben solo e contra li amici e mia parte che volevan tor via Firenze, cioè disfarla, e sì la difesi solo, sichè per me si può dire ch’ella sia.

94. Qui persuade Dante con congiuro, e dice: se li tuoi discendenti abbian grazia di riposare, solvimi questo dubbio; quasi a dire: tu se’ dannato tue, sichè non ti vale alcun coniuro, neanche speri mai d’essere in ripose, ma della tua semenza si può ben salvare, cioè de’ tuoi discendenti che anche seno al mondo.

97. Qui fa sua dimanda per modo di questione, ed è cosi fatto lo titolo: el pare che voi veggiate quello che ’l tempo aduce, cioè quello che dee venire, e par che non veggiate quel che è presente; la qual cosa è molto fuora della cognizione umana, che troppe sa l’uomo meglio e più leggermente quel che è presente, che quel che dee seguire. Circa le qual titolo di quistione è da notare ch’elle riceve distinzione perchè sono due quistioni insieme. L’una è se