Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/269

Da Wikisource.

INFERNO. — Canto XIV. Verso 15 a 28 265

     Che fa dai piè di Caton già soppressa.115
vendetta di Dio, quanto tu dêi
     Esser temuta da ciascun che legge
     Ciò che fu manifesto agli occhi miei!
D’anime nude vidi molte gregge
     Che piangean tutte assai miseramente, 20
     E parea posta lor diversa legge.
Supin giacea in terra alcuna gente;
     Alcuna si sedea tutta raccolta,
     Ed altra andava continuamente.
Quella che giva intorno era più molta, 25
     E quella men, che giacea al tormento,
     Ma più al duolo avea la lingua sciolta.
Sovra tutto il sabbion d’un cader lento


  1. V 15. Per fuggire un cattivo suono, e mantenere più possibile intera la dizione accetto quella del Riccardiano e del Cod. Cassinese, deim antovani Bagno e Cavriani, dei parmigiani, dei bolognesi, del Laur. XL, 7, e del Landiano




pare, prese venèno e morìo. Or dice l’autore che si fatta rena era quella dello inferno come quella che passò Cato in le sopradette contrade.

V. 16. Qui apostrofa l’autore alla divina giustizia, soggiungendo come dovrebbe esser temuta da quelli che odeno e considerano le pene, ch’hanno l’anime passate da questa vita per i peccati commessi nel mondo.

19. Qui comincia a dire per singulo le pene e ’l modo d’esse.

Ivi. Gregge, cioè moltitudine.

21. Diversa legge, cioè ricevevano diverse pene.

22. Alcune stavano supine, cioè col corpo in suso.

23. Cioè che sedevano, ma stavano raccolti per occupar menluogo.

24. Queste sempre erano in movimento. Or così la fa nel dolore, e dice che quella che andava intorno era più vòlta, cioè più mossa, e quella meno ch’era supina: ma la lingua della supina era più sciolta al lamento, e per consequens avea più pena e men moto, e per respetto alle giacenti più moto e men pena.

28. Qui descrive che cosa era quella che li passionava, e dice ch’erano falde di fuoco, come sogliono di neve, cioè vapori congelati nella mezzana, overo seconda regione dell’aiere, li quali cagiono a terra e sono apellati neve in le alpi, cioè in li luoghi alti e settentrionali, nelle quali ne cade tanta e sì folta, ch’ella si sta tutto l’anno; e dice senza vento a demostrare che quando neva, se lì non è vento, la neve ha maggiori stracci, perchè ’l vento alquanto per lo movimento la trita. Ed acciò che non si proceda in esemplo per quella fallacia che è probare ignotum per ignota, come prova Aristotile in li Elenchi, el è da sapere che ’l circolo, overo