Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/275

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INFERNO. — Canto XIV. Verso 100 a 104

Rea la scelse già per cuna fida 100
     Del suo figliuolo, e, per celarlo meglio,
     Quando piangea, vi facea far le grida.
Dentro dal monte sta dritto un gran veglio
     Che tien volte le spalle inver Damiata,




V. 100. Questa Rea fu moglie del detto Saturno di Creti, ed essendo gravida di lui, lo detto re volle sapere che erede elli dovea avere; assembiò tutti li astrologhi di quelle contrade, e domandolli che elli li dovesseno dire della condizione del suo erede. Questi li rispuoseno: la donna tua avrà figliuolo maschio, lo quale sarà appellato Iuppiter, e crescerà in tanto stato al mondo, ch’elli ti terrà la signoria; e in tal modo fiorirà che solo lui sarà menzionato, e di te non sarà menzione alcuna. Udito questo Saturno fu commosso ad ira e comandò che com’elli fosse nato fosse portato suso una montagna che è appellata Ida, che è nell’isola di Creti, e dirupato di suso in giuso in tal modo ch’elli morisse, sichè mai non li fèsse noia alla signorìa. Udita questa sentenzia Rea, sicome fanno le femine che sempre s’apigliano al contrario, cercò di scampar lo fantino in questo modo. Ella trovòe una balia di cui ella si fidava, e dissele: tu mi notricherai lo mio fantino quand’elli sarà nato, e starai suso lo tal palagio di messer lo re che è sovra Ida; e quando lo fanciullo per alcuno accidente piangesse e facesse romore, acciò che neuno uomo sappia ch’elli sia lie, sì fa sonare tutti questi stromenti; e dielle trombe e tamburri e altri strumenti da fare romore, e similemente diede alla detta balia cotal famiglia che avea mestiero ai detti stromenti; sichè mai non si sappia se non quand’elli sarà grande, ch’elli sia vivo. In processo di tempo venne a nascere lo fanciullo. Questa avea fatta fare una imaginetta di pietra piccinina, e fasciolla e mandolla a Saturno dicendo: questo è quello figliuolo che ti dee torre lo reame. Saturno non volle vedere ma comandò che fosse adotta ad effetto la sentenzia ch’elli avea data. Andonno li giustizieri e gittonno giuso dalla montagna questa imaginetta così fasciata, credendo elli e tutta gente che fosse figliuolo del re. Fatto tal giudizio non si temea più Saturno credendo che ’l figliuolo fosse morto. La detta reina mandò lo fanciullo alla predetta balia, la quale l'allevò e accrescèllo. E quando passava alcuna gente per quella contrada, o lo re che andasse in caccia, tutti li stromenti sonavano e facevano tanto romore che del fanciullo non sen sentìa nulla. Lo re più volte domandò perchè suonasser quelle trombe; erali detto per li familiari della balia: messer, per allegrezza di voi. Costui lo credeva. Crebbe lo fanciullo e tolse lo reame al padre come innanzi apparirà. La qual montagna in quel tempo era molto agregata di palagi e di fontane e di giardini, e al tempo dell’autore era tutto disfatta e guasta.

103. Cioè l'imagine predette del vecchio, della quale è detto in la forma e l'allegorìa per lo sogno di Daniello, sicome appar nel testo.