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280 INFERNO. — Canto XV. Verso 25 a 43

Ed io, quando il suo braccio a me distese, 25
     Ficcai gli occhi per lo cotto aspetto
     Sì, che il viso abbruciato non difese
La conoscenza sua al mio intelletto;
     E chinando la mia alla sua faccia,1
     Risposi: Siete voi qui, ser Brunetto? 30
E quegli: figliuol mio, non ti dispiaccia,
     Se Brunetto Latini un poco teco
     Ritorna indietro, e lascia andar la traccia.
Io dissi lui: Quanto posso ven preco;
     E se volete che con voi m’asseggia , 35
     Faròl, se piace a costui, che vo seco.
O figliuol, disse, qual di questa greggia
     S’arresta punto, giace poi cent’anni
     Senza rostarsi quando il fuoco il feggia.
Però va oltre: io ti verrò a’ panni, 40
     E poi rigiugnerò la mia masnada,
     Che va piangendo i suoi eterni danni.
Io non osava scender della strada




V. 25. Cioè che ficcò la vista per l’arso aspetto, siche l’essere bruciato non lo scampò ch’elli non lo cognoscesse. 28. Cioè che apresso la cognoscenza si fece schermo all’anima per meglio vederla, colla mano; poi apresso disse: siete voi qui, ser Brunetto? 31. Questo ser Brunetto Latino fu uno fiorentino, fino notaro, e compuose fra li altri un libro universale si di filosofia naturale, come morale, ed eziandìo toccò delle scienzie matematiche, e meccaniche, e teologia, lo quale è appellato Tesoro; e a utilità della comune gente lo fece in lingua francesca, imperocché è intesa da più che non è la litterale. Il qual ser Brunetto fu un tempo maestro di Dante, e fu sì intimo domestico di lui, che li volle giudicar per astrologia, e predisse per la sua natività com’elli dovea pervenire ad eccelso grado di scienzia. Per la qual dimestichezza l'autore li portava molta reverenzia quando parlava con esso. Or lo prega ser Brunetto ch’elli voglia essere un poco seco e ragionar con lui.

34. Cioè ch’era al suo bon piacere, che se Virgilio non gliel negasse a sua posta si sederebbe con lui.

37. Qui mostra poetando, come la giustizia di Dio li sprona.

43. Qui poetizzando mostra com’elli gli era reverente.

  1. V 29. Col Lana tutti han mano come per ischermirsi. Che schermo e da che abbarbaglio? Aveva già ficcati gli occhi per lo cotto aspetto. Dunque Witte s’ingannò, seguendo quelli, lo sto col C. Gaetani e col Bartoliano come stavo prima; or mi confermo coll’Antinori e col BF , che sono eccellenti e anche più questa volta ragionevoli.