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INFERNO. — Canto XV. Verso 44 a 61

Per andar par di lui: ma il capo chino
     Tenea, come uom che riverente vada. 45
     Ei cominciò: Qual fortuna o destino
Anzi l’ultimo di quaggiù ti mena?
     E chi è questi che mostra il cammino?
     Là su di sopra in la vita serena:
Rispos’io lui, mi smarri’ in una valle, 50
     Avanti che l’età mia fosse piena.
     Pure ier mattina le volsi le spalle:
Questi m’apparve, tornand’io in quella,
     E riducemi a ca per questo calle.
Ed egli a me: Se tu segui tua stella, 55
     Non puoi fallire a glorioso porto,
     Se ben m’accorsi nella vita bella:
E s’io non fossi sì per tempo morto,
     Veggendo il cielo a te così benigno.
     Dato t’avrei all’opera conforto. 60
Ma quell’ ingrato popolo maligno,




V. 46. Qui li fa ser Brunetto due dimande l’una è dicendo: che è ciò che anzi l’ultimo die, cioè innanzi la morte, tu se’ disceso qua giuso? L’altra è: chi è costui che te guida?

49. Qui risponde alla prima, e dice come si smarrio nella vita mortale, cioè come cadde in vizio, com’è detto nel primo capitolo.

51. Cioè inanzi che fusse compiuto uomo. E questo dimostrò quando disse: nel mezzo del canimin etc.

52. Cioè pur ieri mi venne soccorso da costui, che mi mena,ch’io ruvinava in quella valle, cioè nelli peccati, ed elli men tragge facendomi fare questo viaggio, e conducemi per tale calle, cioè via, a casa, cioè in stato di salvazione; e cosi li rispuose alla sua domanda.

55. Qui li dice ser Brunetto come s’elli segue alla sua costellazione ch’elli, per quello ch’elli vide per astrologia al mondo, conviene arivare al glorioso porto, cioè scientifico. E nota ch’elli mette: se tu setgui, che è un modo condizionale, quasi a dire: tu hai arbitrio, se tu vuoi, di non seguirlo, e per conseqttens la costellazione non induce necessità al libero arbitrio umano.

58. Quasi a dire: se io non fussi si tosto morto, t’averei adotto più tosto a perfezion di scienzia.

61. Qui vuol toccare come il popolo di Firenze per sua ingratitudine e malvagitade caccieranno Dante di Firenze: e questo li avverrà per suo ben fare, cioè per amare giustizia e ragione dritta e virtudiosa polizia e reggimento. E soggiunge la cagione da chi viene tale ostinazione, cioè dalla natura e complessione de’suoi antecessori, li quali furono anticamente da Fiesole ribelli de’ Romani, e sempre mai malvolentieri sudditi ad altri, pieni di cautele e di sagacitadi, tutti dirotti a fino di battaglie, di soperchiezze.