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282 INFERNO. — Canto XV. Verso 62 a 74

     Che discese di Fiesole ab antico,
     E tiene ancor del monte e del macigno,
Ti si farà, per tuo ben far, nimico:
     Ed è ragion ; che tra li lazzi sorbi 65
     Si disconvien fruttare al dolce fico.
Vecchia fama nel mondo li chiama orbi.
     Gente avara, invidiosa e superba:
     Da’ lor costumi fa che tu ti forbi.
La tua fortuna tanto onor ti serba, 70
     Che l’una parte e l’altra avranno fame
     Di te: ma lungi fia dal becco l’erba.
Faccian le bestie Fiesolane strame
     Di lor medesme, e non tocchin la pianta.




V. 63. Cioè d’essere altieri e dispregiare ragione, e di non voler chinare lo collo sotto l’arato della giustizia. Macigno in lingua fiorentina è a dire stancaruolo, cioè inganno e sottilitade di cautele in danno d’altrui.

65. Poich’ha detta la condizion del popolo fiorentino, e come se li faranno nemici, e cacciarannolo, soggiunge che tale cacciata è a bene essere perchè non è convenevole che tra li lazzi sorbi, cioè tra li àlbori che menano frutto ostigo e amaro, siano li dolci ed umili fighi, li quali menano frutto abile e amico del gusto, e perchè non è convenevole dice: si disconviene. Or questo vuole elli dire perchè Dante, ch’era persona saggia e scientifica, non si convenia stare tra lo popolo di Firenze, il quale è nemico d’ogni ragione e virtùde.

67. Poich’ha patefatto la condizione del popolo predetto per complesione, si lo palesa per fama, e dice che anticamente elli è appellato cieco, avaro, invidioso, e superbo; e nota cieco, cioè grosso e non scientifico: avaro cioè pusillanimo che sempre ha paura che la terra e ’l cielo li vegnia a meno; invidioso, cioè mal disposto e inordinato d’appetito; superbo, cioè che vuole sormontare altri, e molte fiate è stato conculcato sotto minore e da più piccolo di lui.

69. Dice ser Brunetto: sappi schifare tali costumi e vizii: e però si scrivea Dante da Firenze per stazione, e non per costumi1.

70. Qui mostra ser Brunetto come la costellazione servava stato a Dante.

73. Intende li fiorentini, che, com’è detto, discescer di là.

74. Cioè che ordinano la sua arte a conservar quelle piante ch’ènno tra loro, che son in letame; nascieno ed ènno tai piante discese da semente romana, li quali romani furono li construenti del nido di tanta malizia, cioè di Firenze: quasi a dottrinarti fiorentini: s’alcun nasce tra voi che segua le vestigie valorose de’ Ro

  1. Il tilolo della Comedia fu tronco dai Fiorentini del non moribus(V. Pref.)