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358 INFERNO. — Canto XXI. Verso 45 a 60

     Con tanta fretta a seguitar lo furo. 45
Quei s’attuffò, e tornò su convolto;
     Ma i demon, che del ponte avean coperchio,
     Gridâr: Qui non ha luogo il santo Volto;
Qui si nuota altrimenti che nel Serchio;
     Però se tu non vuoi de’ nostri graffi, 50
     Non far sovra la pegola soperchio.
Poi l’addentar con più di cento raffi;
     Disser: Coverto convien che qui balli.
     Sì che, se puoi, nascosamente accaffi.
Non altrimenti i cuochi a’ lor vassalli 55
     Fanno attuffare in mezzo la caldaia
     La carne cogli uncin, perchè non galli.
Lo buon Maestro: Acciocchè non si paia
     Che tu ci sii, mi disse, giù t’acquatta
Dopo uno scheggio che alcun schermo t’haia. 60




V. 46. Qui dice lo modo del nôtare del peccatore in tal pelago. 48. Dice d’una imagine della maiestà di Cristo che è in Lucca, la quale è appellata Volto santo. Or hanno in costume li luchesi, quando a loro bisogna aiuto, di dire o santo Volto, ora m’aiuta. Sichè vegiendo li demonii che al peccatore facea bisogno aiuto, e non era in luogo dove potesse esser soccorso, sì li diceano: qui non ha luogo il santo Volto, quasi a dire: se tu chiami aiuto, tu non l’avrai.

49. Il Serchio è uno fiume che corre appiè di Lucca, e la state comunemente ogni lucchese vi si bagna entro. Or lo minacciavano elli, faciendoli noto ch’elli era in altro fiume che nel Serchio.

55. Esemplifica che le guardie di quelle bolgie erano così solliciti a tenere sotto la pegola, come è sollicito lo fante del cuoco a non lasciar andare a galla nel laveggio la carne, acciò che si cuoca, e non prenda alcuno fumo.

58. Qui l’autore per ampliare sua materia poeticamente pone, come apparre nel testo, che Virgilio li disse: asconditi qui, e io che ho le lor malizie conte, anderò ad ordinare sichè noi senza alcuna lesione forniremo nostro viaggio. E soggiungeli a sua sigurtà: non temere cosa che tu veggi che a me sia fatta sì di cigno, come di grigno, imperquello che noi andiamo con tale legazione, che lor malizia non ne può nuocere. Seguendo alla storia, dice ch’elli rimase dopo un scheggio, cioè dopo l’una delle pile d’uno di quelli ponticelli, e Virgilio passò lo ponticello.

Com’elli fue dall’altro capo del ponticello, dice che surseno dalla fossa infiniti demonii, chi con graffi, chi con uncini sì piacevoli da vedere, che dice l’autore, che a lui fue mestieri essere sicuro e non timido. E dà al loro incesso uno esemlpo, che sicome li cani orgogliosamente e senza alcuno abito di quietazione esceno molte