Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/378

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XXIII.



In questo capitolo intende l’ autore dopo alcune poetiche parole e fabulose di trattare della pena delli ipocriti, li quali elli punisce nella sesta bolgia. Circa la quale intenzione è da sapere che, sicome dice Brittone nella Esposizione de’ vocaboli, ipocrita è a dire fittore, cioè fingitore, cioè ingannatore, simulatore, cioè uno coverto inganno e rappresentatore d’altra persona ch’ elli non è. Distingue la sua etimologia in questo modo, che ipocrita è componuto di due parti, l’uno si è a dire ipo, che vuol dir sopra e crisis in greco che è a dire in latino auro, sì che ipocrita è a dire sovra dorato: e questo hae a significare che li ipocriti in la apparenza e in la superficie appaiono d’oro, cioè boni e santi e dentro sono altro1.

Ed altri tolleno la etimologia per altro modo, e diceno che ipo si è a dire sotto, e crisi, crita, si è a dire, com’è detto, auro, e soggiungeno: ipocrita è a dire altro sotto oro. E perciò è scritto nell’ Aurora delli ipocriti: habet enin aurum in superficie, latet lutum; ed in un altro luogo: Auri nobilitas luceam.

Circa il qual vizio e peccato è da sapere che in lo abito e in li atti estrinseci li ipocriti appaiono santi e buoni, e dentro non è nulla di bontà nè di santità, sichè lo segno di fuori non ha alcun segnato dentro. E però è mendacio e bugia, ed è opposito di veritade, sicome dice santo Angustino in libro De questionibus evangelii: — Non omne quod fingimus mendacium est, sed quando id fingimus quod nihil significat. Sichè appare che ’l segno di fuori delli ipocriti non significa dentro alcuna cosa, e però è mendacio. Ma quando la finzione nostra di fuori si refere ad alcuna cosa dentro, allora non è mendacio, ma può essere figura di veritade, sicome nella Scrittura santa che la apparenza e ’l suono delle parole diranno una cosa, e la figura sarà un’altra. Or lo ipocrita si dipinge con suffumigii per parere smorto e giallo acciò ch’elli paia uomo di grande vita. Portano li capelli grandi quasi a parere che non curano delle dilettazioni corporali; usano un parlare feminile con la voce bassa, e dentro son tutto l’opposito; se fan orazione fannola in cospetto di molti per acquistare quella gloria e fama: similemente se fanno elemosina, molto godeno quando sono veduti, il quale diletto è contra quello che scritto nello Evangelio di san Matteo, capitolo settimo: Cum facis elemosinam noli tuba canere sicut ipocritæ faciunt. Li quali peccatori l’autore mirabilmente punisce, che sicome elli erano e mostravano nel mondo diverso quel ch’apparea da quello ch’era ascosto, ed era tutto santo e

  1. La spiegazione che segue, e dico vero, manca al M. e forse non è del Lana.