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388 INFERNO. — Canto XXIV.

De iustis laboribus facite elemosinas etc. ,e di necessitade ad acquistare la vita spirituale fa bisogno fare elemosina, in per quello che la elemosina è atto di caritade, sicome determina san Tomaso in seconda, quistione trigesima seconda, ed eziandio in Evangelio di Giovanni, terzo: qui habit sunstantiaem mundi huius et vident fratrem suum necessitatem patientem et clauserit viscera sua ab eo, quomodo charitas Dei manet in eo?

La seconda cosa che è a considerare in avere per propria possessione delle cose esteriori, si è ch’ella è necessaria alla vita umana; e questo per tre ragioni. La prima è per rendere l’uomo sollicito ad acquistare giustamente; imperquello che se l’uomo non acquistasse a sè proprio, per la sua fragilità, ello non s’impaccierebbe d’acquistare a comune, chè chiaro appare ch’elli sono più solliciti circa le proprie cose ch’elli non sono circa le comuni. La seconda cagione è per schifare confusione nel mondo; imperocchè se le cose che sono a farsi dovesseno fornire indistintamente per tutti, ciascun vorrebbe fare quella che meno fatica adovrasse, e schifar quella che più ne bisognasse, e per consequens sarebbe a fare guerra e con confusione. La terza cagione è per possedere per proprio e più pacifico stato delli uomini, che se le possessioni fosseno comuni; imperquello che se ’l campo seminato, overo la vigna non vendemmiata non fosse propria, elli si troverebbe molti mietitori e molti vendemmiatori, li quali ciascuno vorrebbe essere lo possessore: ragion non sarebbe che vietasse più all’uno che all’altro, sì ch’elli stessi lo vorrebbeno vietare: E cosi verrebbero di botto a darsi e ricevere delle botte e morte1.

Sichè chiaro appare che li uomini licitamente si puonno apropriare e possedere le cose esteriori, e sono sue; però hanno podestà di tenerle e di dispensarle a suo senno e a suo volere; e per consequens, com’è detto, torre queste cose di che elle sono proprie per lo modo predetto, e occultamente, è proprio furto. Ed acciò che meglio s’intenda la singolarità del furto e distinguasi da l’altre cose in mal modo tolte al prossimo, si è da saper che dell’altrui cose può essere tolto in tre modi al prossimo2. O elli gli è tolta la vita, alcuno membro della persona, ed è appellato omicida, overo offesa; o elli gli è tolta la moglie o figliuola, overo nepote, e questo è appellato rapina; e nota che li sovradetti due modi sono manifesti: o elli gli è tolto de’beni esteriori occultamente; e questo è appellato furto; e però dice lo Filosofo in lo quinto dell’Etica: furtum, occulte usurpare; rapina, manifeste et violenter.

Sichè altro non è lo furto se non a tòrre la cosa del prossimo occultamente; e lo furto per due cagioni fra l’altre è peccato. L’una è ch’elli è contrario di giustizia, la quale dà a ciascuno quello che è suo, lo furto tolle ad altri quello che è di colui a chi elli è

  1. Qui è uno interpolamento preso certo da nota marginale. »E che ciò sia vero chiaro appare che quando sono più posseditori d’una cosa, spesso tra essi è di grandi questioni». Questo non è nell’ Ottimo.
  2. Il codice Magliabecchiano manca di tutto questo proemio che gli altri Codici hanno intero, e comincia sua prefazione dall’indicare questi tre modi; e dettili, compendia tulto sino al fine delle condizioni delle pene.