Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/402

Da Wikisource.
398 INFERNO. — Canto XXIV. Verso 107 a 121

     Che la fenice muore e poi rinasce,
     Quando al cinquecentesimo anno appressa.
Erba, nè biada in sua vita non pasce,
     Ma sol d’incenso lagrime e d’amomo; 110
     E nardo e mirra son l’ultime fasce.
E qual è quei che cade, e non sa como,
     Per forza i demon ch’a terra il tira,
     d’altra oppilazion che lega l’uomo,
Quando si leva, che intorno si mira 115
     Tutto smarrito dalla grande angoscia
     Ch’egli ha sofferta, e guardando sospira;
Tal era il pencator levato poscia.
     O giustizia di Dio quanto severa!1
     Che cotai colpi per vendetta croscia. 120
Lo Duca il dimandò poi chi egli era:


  1. V. 119. Witte scelse quanto se’ vera; ma come attacca al verso successivo? Sto coi comuni, anzi col Cortonese. e col Lana; ell’è migliore colla elissi di è.




V. 112. Poich’ ha detto di sua ritornata, dice dell’abito che a quel peccatore nell’aspetto rimase, il qual con sospiri era molto pauroso. E dà esemplo sicome si spaurano li uomini ch’hanno scontro di rio spirito, e si spaurano quelli che per oppilazione cadono, come quelli ch’hanno lo mal caduco, li quali nella sua levata mirandosi attorno con sospiri rimaneno smarriti.

118. Qui fa la comparazione come appare.

119. Qui apostrofa alla potenzia di Dio1 e sua giustizia, e dice: quanto ell’ è severa! cioè quanto la possanza di Dio in quelli è giusta senza misericordia, (imperquello che severus, ra, rum, è l’uomo e la femina, è la cosa giusta senza misericordia) quasi a dire: in quelli non è adovrata alcuna misericordia.

120. Cioè che dài cotali pene.

121. Cioè chi era. Qui recita l’autore una novella la quale incontrò a Pistoia non è molto tempo. Sicome è usanza nella città la chiesa del Vescovado ha più solenni e valevoli istrumenti ecclesiastici delle altre chiese di quella città, siche in Pistoia lo suo Vescovado era molto ben guernito e adornato di paramenti, calici, tavole di grande valore. Uno Vanni figliuolo di misser Fuccio de’ Lazzari bastardo, era molto dilegiata persona; or perch’era di così gran casa di Pistoia, eranli comportati molti oltraggi, stava la più parte del tempo in bando per omicidii commessi per lui, ed era persona da ogni mala conversazione, e con tutto ch’elli era baudeggiato, stava elli nella terra ma di segreto, e di notte andava commettendo molti mali, fra li quali fu una fiata che costui con

  1. Tutti i Lanci han per richiamo O potenza di Dio, che forse così qui prima avea scritto Dante, e cotale esclamazione è anche nel Cass. e nel R.