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400 INFERNO. — Canto XXIV. Verso 124 a 129

Vita bestial mi piacque, e non umana,
     Sì come a mul ch’io fui: son Vanni Fucci 125
     Bestia, e Pistoia mi fu degna tana.
Ed io al Duca: Dilli che non mucci,
     E dimanda qual colpa quaggiù il pinse:
     Ch’io il vidi uomo di sangue e di crucci.1


  1. V. 129. Variamente si trova questo verso in alcuni mss. Tengo col Cod. Corton, col Cass., colla Vindelina e col Witte, e scarto la brutta lezione del BU, dei fiorenlini, e del Foscolo, perchè sforza un dittongo, e perchè v’interpone un avverbio ozioso, dicendo Ch’io il vidi uom già di sangue e di corrucci, e perchè mi fa un verso durissimo.




Lo secondo die, udendo Vanni Fucci predetto di questo giovane, ed essendo nel contado di Firenze a monte Carelli,1 venneli pietà di lui, e mandò a dire per una femina al detto messer Francesco ch’elli li dovesse andare a parlare, con ciò sia ch’elli non potea andare a lui per lo bando, in lo quale elli era, ch’elli li darebbe via per lo quale lo figliuolo scamperebbe. Udito questo costui incontanente montò a cavallo e fue lae: Vanni li disse: andate e fate prendere ser Vanni notaio, predetto, il quale sa tutta la vicenda. Tornò lo detto messer Francesco a Pistoia, e denunziò una mattina per tempo alla podestà lo predetto notaio. Incontanente lo mandò cercando, e trovossi ad uno sermone di frati predicatori, chi era lo primo lunedi della quaresima.

Menato costui al palagio, grande mormorio fu nelle persone si di quelle ch’erano al sermone, come eziandìo di quelle che ’l vedeano menar via: e diceano: questa podestà non fa bene metter mano alle persone degne di fede, e di chi siamo ben certi che non hanno commesso questo furto. Menato lo ditto notaio al palagio, non si lasciò mettere a corda che incontanente manifestò tutto. Quelli ch’erano stati nella brigata, udito che il ditto notaio era preso, tutti scamparono fuori della terra. Contò lo detto notaio che più fiate tolse elli, solo ed accompagnato di suoi compagni, del predetto avere rubato per volerlo portar fuori di Pistoia; quando erano vicini della porta della cittade a loro parea vedere la podestà con tutta la sua famiglia, e pareali che ogni uomo, lo quale passasse, fosse cercato; sichè tornavano a casa, e mai non potero trarre dalla terra nulla.

Saputo la podestà la veritade, liberò lo giovane, e contra lo notaio e li altri procedette come a lui parve di ragione.

V. 122. Cioè toscano fui.

123. Cioè che poco tempo anzi lo MCCC, elli mori, e fu dannato a questa pena.

124. Quasi a dire: sempre mi dilettai delle concupiscenzie carnali e quelle perseguitai senza ragione e intelletto.

125. Mulo: Cioè che nacque di non legittimo matrimonio. — Son Vanni. Qui notifica il suo nome ’l suo sopranome.

  1. Il Cod. R. aggiunge a Carelli un glossema: »coi conti di Mongone».