Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/408

Da Wikisource.
404 INFERNO. — Canto XXV. Verso 15 a 27

     Non quel che cadde a Tebe giù de’ muri. 15
Ei si fuggì, che non parlò più verbo:
     Ed io vidi Centauro pien di rabbia
     Venir gridando: Ov’è, ov’è l’acerbo?
Maremma non cred’io che tante n’abbia ,
     Quante bisce egli avea su per la groppa, 20
     Infin ove comincia nostra labbia.
Sopra le spalle, dietro dalla coppa,
     Con l’ale aperte gli giacca un draco,
     E quello affuoca qualunque s’intoppa.
Lo mio Maestro disse: Quegli è Caco, 25
     Che sotto il sasso di monte Aventino
     Di sangue fece spesse volte laco.




V. 15. Cioè fu Capaneo, sicom’è trattato nel XIV capitolo, quando fu fulminato dalli Dei.

16. Qui dice come li disparve; e apparveli uno Centauro, come nello testo appare; il quale hae per allegoria a significare ancora della prima condizione e modo dello latrocinio. Descrive, come appare nel testo, la forma e la qualità del detto Centauro, il quale era molto pieno di serpenti e di biscie, poi sovratutto avea sugli omeri uno serpente grande, il quale chiunque elli vedea elli affocava con fuoco che li gittava per la bocca. Il quale Centauro andava cercando lo detto Vanni Fucci. E fa comparazione della moltitudine di serpi ch’erano attorno al ditto Centauro, che dice ch’elli vede che tanti non ne sieno in Maremma di Pisa1. 25. Lo mio maestro. Questo Caco era uno uomo di mala condizione, ed abitava in una caverna di monte Aventino, il qual è in terra di Roma: stava in quel luogo secretamente, e quando passavano alcune persone per la contrada, sì le rubava, e ancidea; e fe’ molti mali un gran tempo. Avenne che Ercole si partì di Grecia e rubò e ancise molti suoi vicini, e venne in quelle parti con molto bestiame, e faceali per lo buon pascolo sua stanzia. Questo Caco secretamente di notte furava questo bestiame di Ercole, e menevalo nella sua caverna. Continuò tanto quel maltolto2, che Ercole si cominciò accorgere che gli era fatto danno; vollene prender remedio facendo fare guardia grande; nulla valeva, che Caco furava sì destramente e da diverse ore, che non potea essere palesa saputa. Vegendo Ercole che pure il suo armento menimava, ed erane tolto, domandò consiglio che potea fare; fu consigliato: tolli di queste tue vacche e menale per la contrada e falle muggire: se in alcuno luogo sarà ascoso questo bestiame che t’è tolto, tu lo saprai perchè i bovi han tal natura che l’uno responde all’altro.

Preso costui questo consiglio trovò nelle circostanzie del monte Aventino che al muggito delle sue vacche era risposto, sichè infine

  1. Un ignorante aggiunse, ed è nella Vind, e nel R., che Maremma è isola.
  2. La Vind. ha maltoletto, (tolleto da tollere) come tollitte, tolli, tolle etc.