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INFERNO. — Canto XXV. Verso 88 a 99 409

Lo trafitto il mirò, ma nulla disse:
     Anzi co’ pie fermati sbadigliava,
     Pur come sonno o febbre l’assalisse. 90
Egli il serpente, e quei lui riguardava:
     L’un per la piaga, e l’altro per la bocca
     Fumavan forte, e il fumo s’incontrava.
Taccia Lucano omai, là dove tocca
     Del misero Sabello e di Nassidio, 95
     E attenda ad udir quel ch’or si scocca.
Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio,
     Che se quello in serpente, e quella in fonte
     Converte, poetando, io non l’invidio:




V. 88. Segue lo poema descrivendo atti di mala condizione e disposizione.

91. Qui tacitamente tocca una allegoria che l’uomo, il quale si dispone a furto perpensato, in prima fa del suo velle un serpente, e dell’atto del latrocinio l’altro, che serpente, com’è detto, fa il velle dell’uomo. E però esemplificando allegoricamente fa iscire fumo di quelli due animali e farsi uno, e però dice: ’l fumo si scontrava, quasi a dire: elli erano una medesima cosa.

94. Qui seguendo il poema vuole mostrare che questa maniera ch’elli fa di trasformazione è altra che quella che fanno li poeti nomati nel testo. Ed acciò che meglio s’abbia, fa menzione d’alcune per loro fatte sicome è quella che pone Lucano di Sabellio e di Nassidio. Circa la quale trasformazione è da sapere che i due preditti Sabello e Nassidio essendo grandi romani e compagni di Cato quando perseguia Cesare, e andonno con Cato in Libia, sicome è detto nel XV capitolo, elli furono morsi d’alcuni serpenti, e adesso si trasmutonno in diverse fiere, poi arsene e a tal modo morinno e divennero in privazione di vita. L’allegoria di questi fu che Cesaro li fe’ contaminare, per la quale elli non furono costanti e così si trasmutonno di uomini dritti in traditori, sicome lo predetto Lucano poeticamente lo dichiara nel nono suo libro.1

  1. A questo punto è d’interpolamento quanto segue di tale che mi pare abbia anche allargati i due paragiafi successivi; l’interpolato è questo: » Parla Ovidio in terzo e in quarto libro Metamorphoseos, e in prima scrive Ovidio le trasformazioni nel terzo che avenne a Cadmo, il quale seminò denti di serpenti, e di quelli nascetteno uomini armati, li quali dopo alcuno combattimento che fenno, furono morti e rimasene da V, li quali con lo ditto Cadmo edificonno la città di Tebe ad onore di Bacco. E Ancora descrive Ovidio come Ateon andando per alcuni boschi vide Diana bagnarsi in una fontana, la quale lo fe’ convertire in uno cervo. » Ancora descrive come Semele figliuola di Cadmo predetto essendosi inamicata con Iuppiter, domandò a lui dono, e tollendoli fidanza che a lui lo farebbe: li