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410 INFERNO. — Canto XXV. Verso 100 a 102

Che due nature mai a fronte a fronte 100
     Non trasmutò, sì ch’amendue le forme *
     A cambiar lor materie fosser pronte.




Ancora descrive come le figliuole del ditto Cadmo non li faceano sacrificio, Bacco irato averso d’esse, l’una fulminò, l’altra adorbò. Sichè concludendo a proposito Cadmo vedendo la sua semente essere per Bacco così malmenata si come disperato disse: io voglio andar fuori d’esta terra, e quello che m’averrà sarà la mia ventura; andò di fuora, vide un serpente, misesi a guardarlo, e lo serpe lui, infine lo detto Cadmo si trasmutò in serpente.

Ivi. Quest’Aretusa era una donzella molto bella, della quale invaghio Alfeo dio delle fontane. In processo di tempo la detta Aretusa si volle bagnare, si tosto com’ella fu presso della fontana, volontà portò Alfeo di pigliarla, e non volendo aspettare ch’ella entrasse nell’acqua, uscì dalla fontana per aggueffarla. Questa vegiendolo cominciò a fuggire nuda, e costui dietro: a Bacco prese pietà di Aretusa e conversela in acqua. Alfeo sicome dio delle fontane per seguirla si fece acqua; apersesi la terra, e Aretusa andò fino allo inferno, e Alfeo drieto, e fu poi Aretusa dea delle fontane, la quale manifestò poi a Cerere com’ella avea veduta Proserpina nell’inferno, si come appare nel capitolo IX. Or dice l’autore continuando il suo poema: io faccio tali trasmutazioni in questo canto, e si diverse e nuove, ch’io non ho invidia nè a Lucano, nè a Ovidio, che s’el fe’ mutare Cadmo in serpe, com’è detto, e Aretusa in fontana, le mie trasmutazioni sono più nuove e maestrevoli. E poi nel dittato mostra il perchè di tanta ammirazione.

V. 100. Che due nature, quasi a dire: Ovidio e Lucano faceano pur d’uno un altro, ma io faccio di due nature una, cambiando; e non solo io cambio forma, ma eziandio disposizione di materia, che quella che era sotto forma umana e disposta a ricevere le alterazioni umane, io la converto in disposizione disposta a ricevere


    » chiese ch’ella volea ch’elli giacesse con essa al modo ch’elli facea con Junon; Juppiler per ottenere sua promessa tenne quello modo, sì che la fulminò, di che ella divenne cenere. » Ancora descrive come Tiresia si transmutò in femina, e poi di femina in uomo, com’è detto nel XX capitolo. »Ancora descrive come Narciso morì sovra una fontana specchiandosi, tanto era vago di vedere la figura del suo viso! e come per pietà fu trasmutalo in fiore, il quale fue appellalo narciso. » Anco descrive come alcuni compagni di Bacco in puerizia volendo lui schernire, elli li tramutò in delfini marini, e tutte queste trasmutazioni fa nel terzo Metamorphoseos. Nel quarto Metamorphoseos descrive come le nuore di Cadmo predetto recitando li predetti oltraggi di Bacco ch’avea fatto le predette trasmutazioni, e nè li facean culto nè non lo adoravano come a lui si convenia, si le trasmutò in vipistrelli ovevo vespertiglioni.