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412 INFERNO. — Canto XXV. Verso 132 a 143


     Come face le corna la lumaccia:
E la lingua, che aveva unita e presta
     Prima a parlar, si fende, e la forcuta
     Nell’altro si richiude, e il fumo resta. 135
L’anima, ch’era fiera divenuta,
     Si fugge sufolando per la valle,
     E l'altro dietro a lui parlando sputa.
Poscia gli volse le novelle spalle,
     E disse all’altro: I’vo’che Buoso corra, 140
     Com’ho fatt’io, carpon, per questo calle.
Così vid’io la settima zavorra
     Mutare e trasmutare; e qui mi scusi




V. 132. Qui fa comparazione come la lumaca, overo chiocciola, di sè medesima fa corna e pingele fuori, poi le torna entro, così meschiandosi le parte delle teste si di quella del serpente, come di quella del peccatore, in una parte mancava e faceva di curvo piano, e d’una altra superabondava e facea di piano curvo, e così l’alterava tutto.

133. Qui sicome trasmuta l'altre membra così fa trasmutazione della lingua: circa la quale trasmutazione è da sapere che comunemente le serpi hanno la lingua forceluta e però sufolano1, e li uomini hanno la lingua intera e usano uno atto di sputare che non fa altro animale. E però dice che quello che si trasmutò in serpe andava sufolando e quel serpe che si trasmutò in uomo dicea al compagno: sputa. Ed è da sapere che questo che fue mutato in serpe, fu messere Buoso delli Abbati da Firenze, e quello serpentello che divenne uomo fu messere Francesco Cavalcanti da Firenze.

135. Cioè messer Buoso sufolando, e messere Francesco ch’era drieto dicendo sputa, quasi a dire: tu hai perduto ogni atto umano, e perchè più ti sia pena, mo sputa.

138. Francesco si volse e disse: io voglio che messer Buoso corra carponi cioè in braccioni, quasi a dire: io fui tempo serpe, ed elli uomo, mo è elli serpe ed io uomo, siche elli anderà per questa via a modo di serpe.

141. Cioè la compagnia dei peccatori della settima bolgia, li quali per lo suo latrocinio faceano le trasmutazioni predette chi della prima chi della seconda e chi della terza condizione latrocinio.

142. Quasi a dire: se io non scrivo appieno ogni cosa, scusimi la novità del trattato.

143. A borra, cioè a ciabatta.

  1. R. ha sufelano, overo stivelano , overo subelano, le quali parole e quasi tutta la rubrica trovansi nell’Ottimo eziandio.