Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/424

Da Wikisource.
420 INFERNO. — Canto XXVI. Verso 56 a 60

Ulisse e Diomede, e così insieme
     Alla vendetta vanno com’all’ira:1
E dentro dalla lor fiamma si geme
     L’aguato del caval, che fe’ la porta
     Ond’uscì de’ Romani il gentil seme. 60


  1. V. 57. Rimetto vanno dov’altri pose corrono, ed ho dalla mia tutti i Codici di che ho fatto uso, e tal quale eziandìo leggo nel Cass, nel Land., nei sei bolognesi che ho citato, e il Laur. XL, 7.




portano passione del cavallo di Troia, per la quale ella fu presa: ancora gemeno l’arte, per la quale elli tolseno a Deidamia Achille; ancora gemeno per lo Palladio che fu guasto. Circa le quali cose è da sapere che Ulixes e Diomedes furono gentilissimi uomini di Grecia, e furono al tempo della distruzione di Troia; erano grandi truffatori e sottili d’ingegno, e per lo suo sapere preseno Troia. In prima, sicom’è detto nel quinto capitolo, per sua sottigliezza elli seppeno trovare Achille, ch’era ascoso in abito di femina, e tolseno a Deidamia figliuola di Licomede re di Aschiro, con la quale elli giacea carnalmente e lassolla gravida. Ancora seppeno fare che 'l Palladio fu tolto giuso dalle mura di Troia. Palladio era una imagine d’oro, la quale fu costrutta ad onore di Palas, ed era uno tempio sovra una delle porte della terra, ed erali scritto attorno: beata civitas illa, in qua est imago hæc, quia non poterit capi nec igne cremari, donec ibi fuerit.

Sichè saputo Ulixes e Diomedes di questa imagine, seppeno tanto fare che la ebbeno, e d’allora inanzi la terra andò sempre indrieto.

Ancora ordinonno li sopradetti di fare e fenno uno grandissimo cavallo di metallo, in lo quale elli nascoseno grande moltitudine di cavallieri, poi lo menonno infino presso la porta della città. La notte si partinno con tutto suo navilio. La mattina le guardie delle mura e delle torri veggendo che alcuno non era al campo, e credendo che i greci se ne fosseno partiti per non tornar lì più, fennolo asapere al re Priamo re di Troia. Uscirono li Troiani fuori della terra per torre questo cavallo di metallo; era si grande che non potea entrale per la porta della città, sichè ruppeno lo muro, e menonlo fino suso la piazza con grande allegrezza dicendo: questo è della roba de’ greci, che non hanno possuto portar via. La notte seguente tutto lo navilio delli greci ritornò allo assedio, e sicome fu ordinato per li predetti, nel rompente del die questi di fuora denno stormo e battaglia alla terra, e quelli del cavallo uscirono fuori e combatterono e corsene la terra; e a tal modo e ingegno l'ebbeno. Per la qual presa ebbe Eneas parola di partirsi sano e salvo con grandissima compagnia, e venne ad abitare nelle parti occidentali; della quale discese poi Remus e Romulus, li quali construsseno Roma. E però dice: Onde uscì de’ Romani il gentil seme.