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INFERNO. — Canto XXVIII. Verso 65 a 84 447


     E tronco il naso infin sotto le ciglia, 65
     E non avea ma’ ch’un’orecchia sola,
Restato a riguardar per maraviglia
     Con gli altri, innanzi agli altri aprì la canna
     Ch’era di fuor d’ogni parte vermiglia;
E disse: tu, cui colpa non condanna, 70
     E cui già vidi su in terra Latina,
     Se troppa simiglianza non ni’ iuganna ,
Rimembriti di Pier da Medicina,
     Se mai torni a veder lo dolce piano,
     Che da Vercello a Marcabò dichina. 75
E fa saper a’ duo miglior di Fano,
     A messer Guido ed anche ad Angiolello
     Che, se l’antiveder qui non è vano,
Gittati saran fuor di lor vasello,1
     E mazzerati presso alla Cattolica, 80
     Per tradimento d’un tiranno fello.
Tra l’isola di Cipri e di Maiolica
     Non vide mai sì gran fallo Nettuno,
     Non da Pirati, non da gente Argolica.


  1. V. 79. Lascio vasello che è in tulli i veduli da me; ma noto con piacere che il Cod. di Bagno ha egregiamente hostello.




V. 74. Nota che quando quelli che sono in inferno fanno menzione del mondo dicono dolce per comparazione a quello amaro mondo dove sono.

75. Vercelli è nel principio di Lombardia, Marcabò è alla fine di Romagna su lo lido verso Venezia; quasi a dire: se mai torni suso in Lombardia e in Romagna.

76. Qui predice lo predetto Piero a Dante la morte di messer Guido e di Angiolello nobili di Fano, li quali furon richiesti da Malatestino de’ Malatesti da Arimino di parlamentare insieme per provvedere al buono stato della contrada; ed ordinonno lo parlamento alla Cattolica per luogo comunale. Seppe sì ordinare lo detto Malatestino, ch’elli li fece uccidere, e cacciò fuori di Fano tutta sua parte. E però dice lo predetto Piero: dì a’ detti che, se lo antivedere, che noi avemo, non è vano, elli saranno cacciati di Fano, e saranno morti e mazzerati alla Cattolica , e questo per tradimento d’uno traditore fello, il quale lo farà sì desordinato, che mai non ne fu fatto uno così empio tra l’isola di Cipri e di Maiolica; quasi a dire: mai non ne fu fatto in mare uno simile.

83. Nettuno. È dalli poeti detto il Dio del mare.

84. Pirati, cioè corsari.

Ivi. Gente Argolica, cioè marinari ab argos, græce, quod est navis. Or poetando dice che Nettuno non ricevè nè da corsari nè da na-