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468 INFERNO. — Canto XXX. Verso 29 a 39

     Del collo l’assanò sì che, tirando,
     Grattar gli fece il ventre al fondo sodo. 30
E l’Aretin, che rimase tremando,
     Mi disse: Qnel folletto è Gianni Schicchi,
     E va rabbioso altrui così conciando.
Oh, diss’io lui, se l’altro non ti ficchi
     Li denti addosso, non ti sia fatica 35
     A dir chi è, pria che di qui si spicchi.
Ed egli a me : Quell’ è l’anima antica
     Di Mirra scellerata, che divenne
     Al padre, fuor del dritto amore, amica.




V. 31. Dice che maestro Griffolino predetto li disse che quello spirito così furioso fu Zanni Schicchi, e l’altro che venia era Mirra. Contasi novella de’ predetti in questo modo. Fu in Firenze uno vecchio uomo ch’ebbe nome messer Buoso de’ Donati, il quale avea uno suo fìgliuolo nome Simone: venne a morte lo detto messer Buoso; il figliuolo temendo ch’elli non facesse testamento altro che a suo piacere, vietò che notaio non li venisse; e secretamente, quando era a morte, mise in uno letto lo sopradetto Zanni Schicchi de’ Cavalcanti suo brigante e come ebbe ordinato con lui, fece fingere che ’l ditto Zanni fosse messer Buoso, stando nel letto molto coperto di panni e contraffacendo la voce tremolante del detto messer Buoso. Fu venuto uno notaro per fare il testamento, e cominciò a testare ordinatamente li beni del detto messer Buoso, lasciando universalmente a Simone predetto tutto sicome avevano ordinato insieme,salvo che quando fu nel mezzo disse: io lascio a Zanni Schicchi de’ Cavalcanti la mia giumenta, la qual valea bene CC fiorini d’oro. Quando Simone udì questo, accorsesi della beffa che li facea lo detto Zanni, e dicea: no, messere, noi lo provvederemo d’altro; ed ei rispuose: io voglio pur così; e furon delle buffe, che se ’l detto Simone non volle che ’l fatto si palesasse, e’ convenne pur esser scritto nel testamento quel lasso. E così la ebbe poi lo detto Zanni1, e così falsificossi in persona di messer Buoso, e però l’autore lo mette nella presente bolgia.

38. Di Mirra si conta che fu figliuola di Ciniro re dell’Isola di Cipro, la quale innamorossi del padre, che non potea scampare alla sua libidine e lussuria. Pensò costei di giacere col padre in questo modo che ella espiò ch’elli amava una donna della ditta isola, secretamente

li mandava messi e lettere da parte di quella donna come si conviene alli amanti; Ciniro le rispondea a proposito e per ambasciate e per mesii; infine questa Mirra ricevendo ella lettere e ambasciate, scrisse: aspettami cotale die da primo sonno, e sii

  1. Un Comm. ital. 7765 della Bibl. di Parigi altribuito a Jacopo di Dante ha: » guadagnò m. Giovanni la più bella cavalla che fosse in una torma ch’era stata d’esso Buoso, la quale cavalla si chiamava madonna tonnina ».